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Veterinary Focus

Numero 28.1 altro: scientifici

Quale approccio... La pododermatite canina

Pubblicato il 06/08/2020

Scritto da Rosanna Marsella

Disponibile anche in Français , Deutsch , Polski , Português , Русский , Español e English

A prima vista, i cani con pododermatite interdigitale possono essere banali e facili da curare, ma le insidie possono attendere al varco il veterinario sprovveduto; Rosanna Marsella fornisce una panoramica di un disturbo clinico che può essere molto complesso e dà alcuni consigli utili per la diagnosi e il trattamento.

Quale approccio... La pododermatite canina

Punti Chiave

La pododermatite canina può essere di natura primaria o secondaria e il veterinario deve seguire un approccio logico per accertare l’eziologia sottostante.


Identificare la distribuzione e il tipo di lesioni primarie è un passaggio essenziale per formulare la diagnosi.


Gli acari del genere Demodex vanno sempre considerati come possibile causa della pododermatite.


Alcune cause di pododermatite colpiscono non solo la cute coperta di peli ma anche le unghie, cosa che può essere d’aiuto nella diagnosi differenziale della malattia sottostante.


La pododermatite canina è una presentazione molto comune in dermatologia veterinaria, ma poiché può avere molte cause diverse è importante adottare un approccio diagnostico logico e sequenziale al fine di identificare con successo la malattia primaria responsabile. Con la diagnosi corretta, la gestione clinica diventa più facile e più mirata. Tuttavia, come in molti casi dermatologici, le infezioni secondarie e le alterazioni cutanee croniche complicano spesso il quadro clinico, a prescindere dalla malattia sottostante, per cui è sempre importante considerare i fattori primari, secondari e perpetuanti della pododermatite (Tabella 1). 

Fattori primari 

Pruriginosa

  • Dermatite atopica
  • Allergia alimentare
  • Allergia da contatto
  • Allergia alle pulci
  • Demodicosi
  • Dermatite da anchilostomi

Non pruriginosa

  • Ipotiroidismo
  • Demodicosi
  • Dermatofitosi 1;2
  • Leishmaniosi 2
  • Immunomediata (ad es. vasculite 2, onicodistrofia lupoide simmetrica 2)
  • Autoimmune (ad es. pemfigo foliaceo)
  • Metabolica (ad es. eritema necrolitico migratorio 1)
  • Neoplastica (ad es. micosi fungoide 1)
Fattori secondari 
  • Infezione batterica
  • Infezione da Malassezia 
Fattori perpetuanti
  • Fibrosi/cicatrizzazione
  • Cisti interdigitali
Tabella 1. Cause della pododermatite.

Malattie che possono anche manifestarsi con ipercheratosi dei cuscinetti plantari
Malattie che possono colpire le unghie

Sebbene le cause primarie di pododermatite possano essere pruriginose o non pruriginose, l‘infezione secondaria è frequente e causa spesso prurito, quindi non è raro che molti cani con pododermatite presentino il prurito come uno dei principali disturbi. Di conseguenza è importante trattare qualsiasi infezione e poi rivalutare il prurito per identificare efficacemente la malattia scatenante.

Come sono distribuite le lesioni?

Le cause primarie di pododermatite sono malattie che possono colpire direttamente le zampe, anche se molte di esse possono interessare anche altre regioni corporee. È quindi importante identificare la distribuzione delle lesioni durante la visita clinica. Ciò consente al veterinario di classificare in modo appropriato le varie diagnosi differenziali in ordine di probabilità.

Alcune malattie colpiscono tutte e quattro le zampe, mentre altre interessano solo le zampe anteriori, almeno inizialmente. Un esempio delle prime è l‘allergia da contatto, mentre un esempio delle seconde è la dermatite atopica, che inizia tipicamente dalle zampe anteriori per poi progredire a tutte e quattro le zampe. L‘allergia da pulci, invece, tende a colpire principalmente le zampe posteriori.

Qual è l‘aspetto delle lesioni primarie? 

Figura 1. Papule pruriginose sull’aspetto palmo-plantare di tutte e quattro le zampe che costituiscono la tipica presentazione clinica dell’allergia da contatto causata da tappeti o vegetali. © Rosanna Marsella
Figura 1. Papule pruriginose sull’aspetto palmo-plantare di tutte e quattro le zampe che costituiscono la tipica presentazione clinica dell’allergia da contatto causata da tappeti o vegetali. © Rosanna Marsella

Un‘altra cosa importante è sapere quale tipo di lesioni primarie è associato a ogni malattia (ad es. papule, pustole, bolle). Ad esempio, la dermatite da contatto è associata a un‘eruzione papulare primaria; quindi, se l‘allergia da contatto è dovuta a un tappeto o all‘erba, la presentazione clinica prevista sarà caratterizzata da papule pruriginose sull‘aspetto palmo-plantare di tutte e quattro le zampe 1. Altre aree di contatto spesso colpite sono il musello, l‘area perineale e l‘addome ventrale (Figura 1) (Figura 2a) (Figura 2b).

Figura 2a. Un'area di contatto spesso colpita è il musello. © Rosanna Marsella
Figura 2a. Un'area di contatto spesso colpita è il musello. © Rosanna Marsella
Figura 2b. Un'altra area di contatto spesso colpita è l'addome ventrale. © Rosanna Marsella
Figura 2b. Un'altra area di contatto spesso colpita è l'addome ventrale. © Rosanna Marsella

Un esempio in cui la lesione primaria è una pustola è il pemfigo foliaceo. Dato che le pustole sono fragili, molti pazienti hanno croste che sono i resti di pustole essiccate (Figura 3). Il pemfigo foliaceo nei cani colpisce tipicamente il muso (con un pattern “a farfalla” che interessa la regione perioculare, il ponte del naso e il naso stesso) e la superficie interna delle pinne auricolari 2. Strati di pustole secche possono essere visibili sui cuscinetti plantari (Figura 4), in particolare sui bordi dei cuscinetti. 

Figura 3. Un cane con pemfigo foliaceo. Dato che le pustole sono fragili, si possono osservare croste (resti di pustole secche). © Rosanna Marsella
Figura 3. Un cane con pemfigo foliaceo. Dato che le pustole sono fragili, si possono osservare croste (resti di pustole secche). © Rosanna Marsella
Figura 4. Se il cane è affetto da pemfigo foliaceo, si possono osservare strati di pustole secche sui cuscinetti plantari. © Rosanna Marsella
Figura 4. Se il cane è affetto da pemfigo foliaceo, si possono osservare strati di pustole secche sui cuscinetti plantari. © Rosanna Marsella

Un‘altra causa primaria molto importante di pododermatite è costituita dagli acari Demodex. In effetti, la demodicosi dovrebbe sempre essere inclusa nell‘elenco delle diagnosi differenziali per la pododermatite canina 3, poiché questa malattia può manifestarsi in vari modi. Può presentarsi con eritema e prurito e può assomigliare moltissimo a un‘allergia della zampa; molti cani affetti hanno anche prurito al muso e possono ricevere facilmente una diagnosi errata di allergia (Figura 5). Per questi motivi, prima di presumere che sia un‘allergia e iniziare una terapia con glucocorticoidi od oclacitinib, qualsiasi prurito a carico di una zampa deve essere indagato eseguendo raschiati alla ricerca di Demodex spp. I comedoni sono un‘altra manifestazione della demodicosi (Figura 6); hanno una caratteristica colorazione grigia e sono dovuti alla zaffatura dei follicoli piliferi con grandi quantità di acari. La loro presenza deve sempre spingere i veterinari a eseguire un raschiato cutaneo; tuttavia, se la zampa è troppo gonfia e dolente (Figura 7) si può considerare lo stripping dei peli, ben sapendo che la sua sensibilità è inferiore rispetto al raschiamento cutaneo profondo. Come risultato della follicolite, la maggior parte dei cani affetti ha un‘alopecia. È interessante notare che le razze a pelo lungo come Yorkshire terrier e Maltese non sembrano sviluppare un‘alopecia così spesso quanto le razze a pelo corto. 

Figura 5. Un cane con rogna da Demodex. Molti cani affetti hanno prurito del muso e possono facilmente essere scambiati per soggetti allergici. © Rosanna Marsella
Figura 5. Un cane con rogna da Demodex. Molti cani affetti hanno prurito del muso e possono facilmente essere scambiati per soggetti allergici. © Rosanna Marsella
Figura 6. Molti cani con demodicosi sviluppano comedoni, con la caratteristica colorazione grigia. © Rosanna Marsella
Figura 6. Molti cani con demodicosi sviluppano comedoni, con la caratteristica colorazione grigia. © Rosanna Marsella
Figura 7. Alcuni cani con demodicosi sviluppano lesioni interdigitali estremamente dolorose. © Rosanna Marsella
Figura 7. Alcuni cani con demodicosi sviluppano lesioni interdigitali estremamente dolorose. © Rosanna Marsella

Cos‘altro contribuisce alla diagnosi?

Valutando le altre cause di pododermatite, è importante ricordare che alcune malattie coinvolgono sia la cute coperta di peli che i cuscinetti plantari, mentre altre interessano solo una delle due aree. Ad esempio, la dermatite atopica colpisce solo la cute coperta di peli, mentre le malattie autoimmuni come il pemfigo foliaceo possono interessare anche i cuscinetti plantari e presentare formazione di croste e ipercheratosi. Esistono numerose diagnosi differenziali per la pododermatite e l‘ipercheratosi. Una delle più importanti è la dermatite necrolitica superficiale (DNS), che colpisce sia i cuscinetti plantari che altre aree corporee come i genitali e le commessure labiali (Figura 8) (Figura 9) 4. È una malattia degli animali anziani ed è causata da una disfunzione metabolica e dalla carenza di aminoacidi. I cuscinetti plantari in questa malattia mostrano crepe e fessure, invece degli strati di pustole secche osservati con il pemfigo. L‘aspetto delle lesioni, la loro diversa distribuzione e l‘età del paziente sono tutti indizi che aiutano il veterinario a classificare le malattie e stabilire se sia più probabile il pemfigo foliaceo o la DNS.

Rosanna Marsella

La distribuzione e l’aspetto delle lesioni, insieme alla presenza o assenza del prurito, sono veri e propri indicatori della possibile eziologia sottostante.

Rosanna Marsella

Figura 8. Un cane con dermatite necrolitica superficiale. I cuscinetti plantari in questa malattia mostrano crepe e fessure, invece degli strati di pustole secche osservati nel caso del pemfigo. © Rosanna Marsella
Figura 8. Un cane con dermatite necrolitica superficiale. I cuscinetti plantari in questa malattia mostrano crepe e fessure, invece degli strati di pustole secche osservati nel caso del pemfigo. © Rosanna Marsella
Figura 9. La dermatite necrolitica superficiale può anche colpire le commessure labiali (a) e i genitali (b). © Rosanna Marsella
Figura 9. La dermatite necrolitica superficiale può anche colpire le commessure labiali (a) e i genitali (b). © Rosanna Marsella

Per entrambe le malattie, la biopsia cutanea è diagnostica ed è importante sottolineare l‘importanza di una diagnosi definitiva mediante biopsia invece di basarsi semplicemente sull‘impressione clinica, poiché i trattamenti sono completamente diversi. Nel pemfigo foliaceo, le cellule acantolitiche e le pustole superficiali sono i tratti distintivi della malattia, mentre la paracheratosi, la spongiosi e l‘iperplasia epidermica dello strato cellulare basale (strati “rosso-bianco-blu”) sono considerate caratteristiche per la DNS. Nel pemfigo, il trattamento con glucocorticoidi e altri agenti immunosoppressivi rappresenta lo standard di cura, mentre nella DNS i glucocorticoidi sono generalmente controindicati, poiché molti cani affetti sono diabetici in modo conclamato o borderline. In questi casi è fondamentale indagare la malattia metabolica sottostante e istituire un‘adeguata terapia nutrizionale con aminoacidi, zinco e acidi grassi essenziali.

Figura 10. Alcuni casi di infezione da Trichophyton possono sviluppare lesioni drammatiche che, dal punto di vista clinico, possono assomigliare fortemente al pemfigo foliaceo. © Rosanna Marsella
Figura 10. Alcuni casi di infezione da Trichophyton possono sviluppare lesioni drammatiche che, dal punto di vista clinico, possono assomigliare fortemente al pemfigo foliaceo. © Rosanna Marsella

È importante sottolineare che le cellule acantolitiche, tradizionalmente considerate un segno distintivo del pemfigo, possono anche essere associate ad altre malattie come l‘allergia da contatto e la dermatofitosi. In qualsiasi malattia con sviluppo di un infiltrato infiammatorio neutrofilo grave, l‘acantolisi potrebbe essere conseguenza dell‘effetto proteolitico dei neutrofili degenerati. Dato che alcuni casi di Trichophyton potrebbero assomigliare clinicamente al pemfigo foliaceo (Figura 10), è importante considerare questo micete nella diagnosi differenziale; diagnosticare erroneamente la dermatofitosi come pemfigo potrebbe creare problemi perché i glucocorticoidi sono inappropriati nei casi di tricofitosi. In questi pazienti, la terapia antifungina sistemica deve durare molti mesi e si usa comunemente l‘itraconazolo (5 mg/kg PO ogni 24 ore) poiché si concentra nella cheratina e ha un‘attività residua dopo l‘interruzione della terapia. Anche la terbinafina (20 mg/kg PO ogni 12 ore) è una scelta eccellente, grazie alle proprietà cheratinofiliche e alla capacità di persistere nella cheratina per lunghi periodi di tempo.

Cos‘altro può colpire le zampe? 

Figura 11. La vasculite colpisce tipicamente le zampe con ulcere nelle parti centrali dei cuscinetti. © Rosanna Marsella
Figura 11. La vasculite colpisce tipicamente le zampe con ulcere nelle parti centrali dei cuscinetti. © Rosanna Marsella

Altre malattie che possono colpire le zampe sono sindromi come la vasculite e l‘eritema multiforme. La vasculite è un‘ipersensibilità di tipo III che può avere molte cause ed è scatenata da una varietà di stimolazioni antigeniche 5. Il deposito di immunocomplessi può interessare zampe e orecchie, così come altre aree corporee. Può essere avviata da farmaci, vaccini o cause infettive come le malattie trasmesse da zecche. La tipica presentazione sulle zampe è caratterizzata dalla presenza di ulcere nella zona centrale dei cuscinetti plantari (Figura 11), le cui dimensioni variano a seconda della gravità e la dimensione dei vasi sanguigni interessati. La diagnosi si basa sulla presentazione clinica e la biopsia di una lesione iniziale. È importante che il veterinario identifichi e tratti (ove possibile) la causa sottostante. Molti di questi casi richiedono l‘uso di glucocorticoidi a dosi immunosoppressive in combinazione con la pentossifillina, e alcuni pazienti richiedono un trattamento prolungato per estinguere completamente la risposta immunologica. 

Figura 12. Le lesioni classiche dell’eritema multiforme sono macule eritematose con un’area centrale più pallida; possono interessare molte aree corporee, incluse le zampe. © Rosanna Marsella
Figura 12. Le lesioni classiche dell’eritema multiforme sono macule eritematose con un’area centrale più pallida; possono interessare molte aree corporee, incluse le zampe. © Rosanna Marsella

Anche l‘eritema multiforme deve essere incluso nella categoria delle malattie immunomediate che possono causare pododermatite. È una sindrome clinica, non una diagnosi specifica, e ancora una volta il veterinario deve identificare la malattia scatenante per avere successo con la terapia. Le lesioni classiche sono macule eritematose con un‘area centrale più chiara (Figura 12) che possono essere osservate in molte aree corporee, incluse le zampe. È importante raccogliere un‘anamnesi accurata dei medicinali e dei vaccini, tenendo presente che i farmaci possono essere il fattore scatenante per questo tipo di reazione cutanea, anche se in precedenza erano stati ben tollerati. La diagnosi definitiva richiede la biopsia, che rivela la presenza di singole cellule apoptotiche. Mentre si affronta la causa scatenante, sono generalmente prescritti trattamenti immunosoppressivi.

Non ignorare le unghie!

Alcune cause di pododermatite colpiscono non solo la cute coperta di peli ma anche le unghie 6. Si possono notare varie alterazioni nella struttura normale delle unghie (Tabella 2). Due esempi classici sono l‘onicodistrofia lupoide simmetrica e la dermatofitosi (Figura 13). In alcune parti del mondo in cui è presente la Leishmania, questa malattia deve essere considerata se si nota la presenza di onicogrifosi (ipertrofia e curvatura anomala dell‘artiglio). La Tabella 3 offre un elenco più completo delle malattie che possono mostrare pododermatite e alterazione delle unghie. 

Figura 13. Infezione da Microsporum gypseum in due cani; alcuni casi di dermatofitosi possono coinvolgere le unghie, con una pododermatite secondaria. © Rosanna Marsella
Figura 13. Infezione da Microsporum gypseum in due cani; alcuni casi di dermatofitosi possono coinvolgere le unghie, con una pododermatite secondaria. © Rosanna Marsella

 

Onicoclasia Rottura dell'artiglio
Onicocriptosi Artiglio incarnito
Onicodistrofia Formazione di artiglio anomalo
Onicogrifosi Ipertrofia e curvatura anomala dell'artiglio
Onicomadesi Sfaldamento dell'artiglio
Onicomalacia Rammollimento dell'artiglio 
Onicorressi Striature longitudinali associate a fragilità e rottura dell'artiglio
Onicoschizia Divisione e/o laminazione dell'artiglio; in genere inizia dalla porzione distale
Paronichia Infiammazione della piega ungueale
Tabella 2. Terminologia per le anomalie comuni dell’unghia.

 

Lesioni simmetriche
  • Dermatofitosi
  • Onicodistrofia lupoide simmetrica
  • Infiammazione che si estende fino al letto ungueale
    • Batterica
    • Demodicosi
    • autoimmune (ad es. pemfigo)
    • reazioni farmacologiche
    • malattie metaboliche (ad es., eritema necrolitico migratorio)
  • Difetti della cheratinizzazione (ad es., seborrea primaria del Cocker spaniel)
  • Difetti congeniti ed ereditari
    • dermatomiosite del Cane da pastore delle Shetland e del Cane da pastore scozzese
    • acrodermatite del Bull terrier
  • Carenza nutrizionale (ad es. zinco)
  • Vasculite
  • Onicomadesi idiopatica (Pastore tedesco, Whippet, Springer spaniel inglese)
  • Onicodistrofia simmetrica idiopatica (Siberian Husky, Rhodesian Ridgeback, Bassotto)
  • Leishmaniosi
  • Malassezia - (colorazione marrone degli artigli e dei peli circostanti) 
Lesioni asimmetriche
  • Batterica: più comune; sempre un problema secondario
  • Trauma
  • Neoplasia (ad es. carcinoma squamocellulare, melanoma, mastocitoma, cheratoacantoma, papilloma invertito)
Tabella 3. Diagnosi differenziali per malattie degli artigli.

Figura 14. Onicodistrofia lupoide simmetrica in cani giovani. Le unghie anomale sono dolenti, friabili e si sfaldano facilmente. © Rosanna Marsella
Figura 14. Onicodistrofia lupoide simmetrica in cani giovani. Le unghie anomale sono dolenti, friabili e si sfaldano facilmente. © Rosanna Marsella

L‘onicodistrofia lupoide simmetrica è stata segnalata in Labrador, Pastore tedesco, Rottweiler e Boxer 7 e presenta alcune caratteristiche del lupus, sebbene i cani affetti non abbiano una malattia sistemica. I casi colpiscono generalmente animali giovani, con esordio improvviso di perdita delle unghie (Figura 14), associata a gradi variabili di dolore e prurito. La paronichia è un possibile riscontro. Le infezioni batteriche secondarie sono comuni e contribuiscono al dolore e al prurito. Il decorso naturale della malattia prevede la parziale ricrescita delle unghie anomale che appaiono friabili e continuano a sfaldarsi. Gli accertamenti ematologici (cioè esame emocromocitometrico completo [CBC], profilo biochimico e anticorpo antinucleare [ANA]) non sono significativi e la diagnosi si ottiene con l‘amputazione della 3a falange e l‘istopatologia. La terapia prevede l‘uso di alte dosi di acidi grassi essenziali o glucocorticoidi. Tetraciclina e niacinamide sono state utilizzate per le loro proprietà immunomodulatorie, ma non si osservano solitamente miglioramenti prima di un paio di mesi. La pentossifillina (15-20 mg/kg PO ogni 8 ore, somministrata con il cibo per minimizzare i problemi GI) è risultata utile in alcuni casi; il miglioramento potrebbe essere dovuto alle molteplici proprietà immunomodulatorie del farmaco. Le infezioni secondarie devono essere affrontate allo stesso tempo. In alcuni casi, questa malattia è stata collegata a una reazione alimentare e alcuni dermatologi raccomandano una dieta a eliminazione per escludere la possibilità che il cibo sia un fattore scatenante. In alcuni casi può essere necessario rimuovere la 3a falange e l‘artiglio delle dita interessate.

Cosa dire delle alterazioni croniche e delle cause perpetuanti?

Come notato in precedenza, qualunque sia la causa primaria della pododermatite, l‘infezione e la distruzione dei follicoli piliferi (foruncolosi) possono causare cicatrizzazione e una reazione da corpo estraneo dovuta alla cheratina libera nel derma. La risposta infiammatoria contro batteri e frammenti di peli causa con il passare del tempo gonfiore, dolore e fibrosi (Figura 15). Alcuni cani tendono a sviluppare lesioni cistiche poichè il corpo tenta di racchiudere il materiale estraneo (Figura 16) 8. Questi noduli sono spesso una fonte di recidiva poiché servono da punto di partenza per nuovi focolai di infezione. I cani a pelo corto sono più a rischio per questo tipo di reazione; si ritiene che i corti peli pungenti negli spazi interdigitali tendano a trascinare meccanicamente i batteri nella cute sul lato opposto. Questi casi possono essere frustranti da trattare e richiedono spesso lunghi cicli di antibiotici orali e un idromassaggio terapeutico con agenti antimicrobici come la clorexidina o il perossido di benzoile. In questi casi sono caldamente raccomandati la coltura e l‘antibiogramma per identificare l‘antibiotico più efficace, sebbene la clindamicina o i fluorochinoloni siano solitamente una valida scelta, poiché raggiungono un‘eccellente penetrazione negli strati profondi del derma. Inoltre, molti casi traggono beneficio dai glucocorticoidi e dagli antibiotici topici come la mupirocina. I glucocorticoidi possono aiutare a ridurre la fibrosi e la risposta infiammatoria eccessiva, che talvolta ostacolano la risoluzione della pododermatite. Anche un bagno con agenti capaci di facilitare l‘apertura e il drenaggio di questi noduli (ad es. solfato di magnesio) è benefico. I casi gravi possono richiedere la chirurgia laser 9 o la podoplastica. 

Figura 15. Le alterazioni secondarie nella pododermatite possono comportare una risposta infiammatoria grave contro batteri e frammenti di peli, con conseguente gonfiore, dolore e fibrosi. © Rosanna Marsella
Figura 15. Le alterazioni secondarie nella pododermatite possono comportare una risposta infiammatoria grave contro batteri e frammenti di peli, con conseguente gonfiore, dolore e fibrosi. © Rosanna Marsella
Figura 16. Alcuni cani tendono a sviluppare lesioni cistiche secondarie alla pododermatite poiché il corpo tenta di racchiudere il materiale estraneo. © Rosanna Marsella
Figura 16. Alcuni cani tendono a sviluppare lesioni cistiche secondarie alla pododermatite poiché il corpo tenta di racchiudere il materiale estraneo. © Rosanna Marsella

Cosa dire dell‘approccio diagnostico?

Quando si valutano le numerose cause di pododermatite, l‘approccio clinico iniziale deve includere come minimo la citologia, un raschiato cutaneo profondo e la coltura fungina (Tabella 4). La citologia può essere eseguita con nastro adesivo o un tampone, a seconda delle condizioni cutanee. La cute secca si valuta meglio mediante impronte su nastro adesivo, mentre le aree con essudato sono idonee per le impronte dirette o i tamponi. I campioni vengono facilmente colorati e analizzati per identificare la presenza e il tipo di infiltrato infiammatorio, di batteri e lieviti e, possibilmente, di cellule acantolitiche. La diagnosi di infezioni fungine avviene mediante coltura delle unghie (asportazione di schegge o taglio dalle parti più prossimali dell‘unghia) con DTM (Dermatophyte Test Medium, terreno per dermatofiti).

 

Approccio clinico al caso di pododermatite: prima visita
  • Trattare l’eventuale infezione secondaria in base alla citologia. Può essere necessaria la coltura batterica, in base all’anamnesi clinica e alla precedente risposta agli antibiotici.
  • Eseguire raschiati cutanei profondi; se positivi, iniziare la terapia per Demodex; si noti che uno stripping dei peli negativo non esclude necessariamente del tutto la demodicosi.
  • Considerare la biopsia, se necessario.
  • Eseguire una coltura fungina (DTM su peli, cute e possibilmente unghie, a seconda della presentazione clinica).
  • Effettuare accertamenti ematologici (CBC e profilo biochimico) se indicati, specialmente nei cani anziani e, in particolare, se c’è un sospetto di DNS.
Approccio clinico al caso di pododermatite: visita di controllo
  • Se è ancora presente un’infezione, ripetere la coltura e l’antibiogramma.
  • Se l’infezione è risolta, considerare le lesioni primarie, stabilire la priorità delle diagnosi differenziali e formulare un piano diagnostico basato sulla distribuzione e sulla presenza del prurito.
  • Si ricordi che alcune condizioni richiedono la biopsia (ad es. autoimmuni, immunomediate) mentre nelle dermatiti allergiche la biopsia non è diagnostica.
  • Considerare la possibilità di condurre una prova con dieta di eliminazione
Tabella 4. Gli aspetti essenziali da considerare con qualsiasi cane con pododermatite possono essere riassunti come segue.

 

Nei cani anziani potrebbe essere indicato un prelievo di sangue (CBC e profilo biochimico), in particolare se c‘è un sospetto di DNS, mentre la decisione di effettuare o meno una biopsia dipende dal segnalamento, dai segni clinici e dall‘anamnesi. Si tenga presente che la diagnosi di alcune condizioni (ad esempio, malattia autoimmune o immunomediata) richiede la biopsia, mentre per altre malattie (ad es. dermatite allergica) la biopsia non è diagnostica. In base alla distribuzione e alla presenza di prurito, il veterinario deve quindi stabilire la priorità delle diagnosi differenziali e formulare un piano diagnostico.

L’approccio clinico alla pododermatite richiede una buona conoscenza dell’argomento e un’accurata identificazione dei fattori primari, secondari e perpetuanti. Saltare i test di base nella valutazione iniziale può compromettere l’identificazione dei problemi comuni ed è essenziale il trattamento appropriato delle infezioni secondarie. In definitiva, dal momento che molte malattie possono avere lo stesso aspetto, è fondamentale ottenere una diagnosi invece di cercare semplicemente di trattare i segni clinici.

Riferimenti

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Rosanna Marsella

Rosanna Marsella

La Dr.ssa Marsella si è diplomata all‘American College of Veterinary Dermatology ed è Professore ordinario all‘University of Florida. Scopri di più

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