Sebbene la maggior parte dei farmaci abbia bassa tossicità acuta, la loro formulazione biologicamente attiva esercita effetti cronici a basse dosi, e la contaminazione ambientale da parte dei farmaci comporta rischi per gli organismi non target e gli ecosistemi. Ad esempio, l‘esposizione cronica ad alcuni farmaci steroidei umani (ad es. gli estrogeni) è stata collegata alla compromissione dei meccanismi riproduttivi in popolazioni di pesci selvatici (12). L‘inquinamento da antibiotici negli ambienti acquatici può ridurre la diversità microbica complessiva, compromettere il ciclo del carbonio e aumentare la frequenza delle specie batteriche tossiche, come Cyanobacteria spp., oltre a produrre eutrofizzazione (il processo con cui un corpo idrico diventa troppo ricco di nutrienti, causando una crescita eccessiva delle forme di vita vegetale semplici come le alghe) negli ambienti di acqua dolce (13). I parassiticidi sono particolarmente preoccupanti perché sono progettati per uccidere gli invertebrati a concentrazioni molto basse e, spesso, persistono nell‘ambiente. Alcuni di essi, come fipronil e isossazoline, sono classificati come sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) data la presenza di gruppi metilici fluorurati nella loro struttura chimica. Le sostanze chimiche a base di PFAS, note anche come “sostanze chimiche eterne”, sono in grado di accumularsi nell‘acqua, nel suolo e negli organismi biologici, sollevando preoccupazioni sul loro potenziale danno per la salute umana (14). Tra i parassiticidi per piccoli animali, fipronil e imidacloprid sono quelli che hanno ricevuto la massima attenzione per quanto riguarda i residui e i rischi ambientali; un ampio monitoraggio tramite indagini ambientali, e la ricchezza delle ricerche ecotossicologiche che li riguardano derivano in gran parte dal loro storico utilizzo agricolo prima dell‘entrata in vigore di normative più stringenti. Entrambi i composti sono estremamente tossici per un‘ampia gamma di invertebrati acquatici e terrestri che svolgono un ruolo essenziale in molte funzioni dell‘ecosistema, come la decomposizione e il ciclo dei nutrienti, oltre a servire da alimento per un‘ampia gamma di specie. Fipronil e imidacloprid possono essere tossici anche per alcune specie di vertebrati (in particolare uccelli e pesci), e possono esercitare effetti subletali, come comprometterne la crescita e il successo riproduttivo (Figura 2) (15). A causa del presupposto per cui l‘esposizione ambientale sia trascurabile secondo l‘attuale quadro regolatorio internazionale , sono state condotte poche ricerche su emissioni ed ecotossicità della maggior parte dei farmaci veterinari destinati all‘uso negli animali da compagnia.
Esiste anche preoccupazione per i potenziali rischi per la salute dei professionisti veterinari e dei proprietari derivanti dall‘esposizione cronica e ripetuta ai parassiticidi topici. L‘esposizione cronica ai pesticidi è associata a una serie di malattie, tra cui patologie neurodegenerative come il morbo di Parkinson e il cancro, e livelli di esposizione anche bassi possono avere un impatto negativo sullo sviluppo precoce dei bambini (16). La presenza di residui di fipronil e imidacloprid è stata dimostrata sulle mani di persone che ne vengono a contatto per almeno 28 giorni dopo l‘applicazione (6), ma nessuna ricerca ha indagato i potenziali impatti sulla salute di questa esposizione o dell‘esposizione ad altri parassiticidi topici, come fluralaner, moxidectina o selamectina.
Gran parte dell‘attenzione è stata rivolta all‘uso medico veterinario degli antibiotici e dei parassiticidi, e al loro effetto sull‘ambiente nonché ai livelli di resistenza. Tuttavia, anche altri farmaci possono rappresentare una minaccia: ad esempio, i farmaci chemioterapici antineoplastici vengono spesso escreti nell‘urina e nelle feci degli animali. Ciò comporta il rischio di esposizione professionale nell‘ambiente ospedaliero; inoltre, quando gli animali tornano a casa dopo il trattamento, è probabile che il loro ambiente sia esposto a questi agenti, anche se lo smaltimento delle feci è accurato. Sebbene quasi tutti gli agenti antineoplastici siano utilizzati nella salute umana, è noto il ruolo delle specie veterinarie in questa dispersione; ad esempio, nei centri di oncologia umana e veterinaria è stato osservato il trasferimento del platino da parte dei lavoratori al di fuori delle aree in cui venivano maneggiati tali farmaci (17).