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Veterinary Focus

Numero 28.3 Nutrizione

Diete prive di cereali: buone o cattive?

Pubblicato il 12/12/2018

Scritto da Maryanne Murphy e Angela Witzel Rollins

Disponibile anche in Français , Deutsch , Polski , Română , Español e English

Mode e manie nascono e muoiono in tutti i settori, nel campo della nutrizione per cani e gatti, l’ultima trovata è che dovrebbero ricevere una dieta priva di qualsiasi tipo di cereali. Cosa significa in pratica? E l’idea è fondata? Maryanne Murphy e Angela Rollins forniscono alcune informazioni di base.

Diete prive di cereali: buone o cattive?

Punti Chiave

Capita che i proprietari dicano di voler fornire un alimento “privo di cereali” quando in realtà stanno cercando specificamente di rimuovere il glutine o alcuni singoli cereali dalla dieta del loro pet.


Cani e gatti hanno preferenze distinte (ma diverse) per gli alimenti che contengono una specifica percentuale di proteine, grassi e carboidrati.


Quando si usa una dieta di eliminazione, è necessario testare ingredienti specifici per identificare l’effettiva reattività agli allergeni alimentari o si rischia di limitare le possibili opzioni dietetiche.


Il mantenimento di cani e gatti può essere ben gestito con diete prive di cereali, ma questi alimenti non sono necessariamente privi di carboidrati e non esistono dati a suggerire che siano migliori di quelle a base di cereali.


Introduzione

Il termine generico “cereali” si riferisce a semi secchi raccolti da piante da fiore contenenti un solo cotiledone (monocotiledoni) o due cotiledoni (dicotiledoni); queste piante possono essere ulteriormente classificate come cereali, cereali minori (graminacee) o pseudocereali (non graminacee) (Figura 1). Il Riquadro 1 riporta esempi di cereali alimentari e le relative classificazioni. Il glutine, una miscela proteica di glutenine e gliadine, si trova solo specificamente in frumento, orzo, segale e triticale; l’avena di per sé è priva di glutine, ma può essere contaminata dal frumento durante la raccolta o la lavorazione1 . Il glutine può essere trovato anche in alcune salse industriali, medicinali e integratori e carni lavorate 1.

La parola “cereale” è un termine generico che comprende un gran numero di cereali diversi, cereali minori (graminacee) o pseudocereali (non graminacee).
Figura 1. La parola “cereale” è un termine generico che comprende un gran numero di cereali diversi, cereali minori (graminacee) o pseudocereali (non graminacee). © Shutterstock
Per evitare qualsiasi confusione, è importante che il veterinario e il proprietario siano entrambi d’accordo sulla definizione di “privo di cereali” quando discutono gli ingredienti di un prodotto alimentare.
Figura 2. Per evitare qualsiasi confusione, è importante che il veterinario e il proprietario siano entrambi d’accordo sulla definizione di “privo di cereali” quando discutono gli ingredienti di un prodotto alimentare. © Shutterstock

Tutti questi termini e dati di base fondamentali non vanno tracurati nella valutazione delle diete prive di cereali per animali da compagnia, perché capita spesso che i proprietari di pet dicano di voler fornire una dieta “priva di cereali”, quando in effetti stanno cercando specificamente di rimuovere il glutine o singoli cereali, senza considerare in realtà inappropriata l’intera gamma di cereali. Soprattutto nel caso dei cani, molti proprietari sembrano essere più interessati a rimuovere dalla dieta i cereali (cioè granturco/mais, riso, frumento). Singoli proprietari possono tuttavia considerare accettabili alcuni o tutti i cereali minori e molti preferiscono includere gli pseudocereali alla dieta del pet. Garantire che sia il team veterinario, sia il proprietario, si riferiscano agli stessi alimenti quando usano il termine “privi di cereali” ridurrà ogni futura confusione e aumenterà le probabilità di raccomandare ingredienti dietetici ritenuti appropriati dal proprietario (Figura 2).

1 La farina di glutine di granturco è un sottoprodotto della lavorazione del granturco (mais) utilizzato in alcuni paesi come mangime animale, ma la frase è fuorviante poiché il granturco non contiene né gliadina né glutenina.

Cereali
Cereali minori Pseudocereali
Granturco/ mais Orzo
Amaranto
Riso Lacrime di Giobbe
Grano saraceno
Frumento* Miglio
Chia

Avena
Kaniwa

Segale Quinoa

Sorgo

Tef


Triticale (ibrido segale/ frumento)
Riquadro 1. Esempi di cereali alimentari, in base alla classificazione
*Varietà o preparati a base di frumento tra cui bulgur, frumento comune, frumento duro, farro piccolo, farro medio/farro, freekeh, Khorasan, semolino e farro spelta.

La popolarità degli alimenti privi di cereali per cani e gatti è aumentata recentemente, fino a rappresentare nel 2015 il 29% delle vendite sul mercato americano delle “specialità per pet”2 e passando nel 2016 al 19% degli acquisti alimentari destinati ai cani e al 15% degli acquisti per i gatti 3. Esistono molte ragioni per cui i proprietari abbracciano questa tendenza nutrizionale, tra cui il desiderio di fornire una dieta più biologicamente “ancestrale”, evitare le fluttuazioni glicemiche indesiderate causate dalle diete ad alto contenuto in carboidrati, migliorare la digeribilità e la qualità complessiva della dieta ed evitare le allergie alimentari. Questo articolo passa in rassegna le conoscenze sul consumo di cereali, sia nei gatti che nei cani, in relazione a questi punti.

Diete ancestrali biologiche

Per dieta ancestrale biologica s’intende il tipo di dieta che sarebbe consumata dalla specie in questione se vivesse allo stato selvatico. Per i cani, questo si traduce generalmente nel desiderio di fornire la stessa dieta di un lupo, mentre i gatti domestici sono paragonati alla loro discendenza di gatti selvatici. Nei mesi invernali, i lupi grigi uccidono e consumano di preferenza grandi ungulati ogni 2-3 giorni, anche se spesso sperimentano una disponibilità alimentare variabile 4 Dopo aver ucciso la preda, un branco di lupi consuma immediatamente gli organi interni, seguiti dai grossi muscoli scheletrici. Nelle 48 ore successive consumano ossa, tendini, cartilagini e pelle, tralasciando il rumine e le ossa che non riescono a rompere. Nei mesi estivi, la loro dieta diventa più varia e include roditori, uccelli, invertebrati e materiale vegetale. Il tipico apporto di macronutrienti dei lupi è pari al 54% di proteine sull’energia metabolizzabile (EM), al 45% di lipidi sull’EM e dall’1% di carboidrati sull’EM 4, mentre i cani domestici preferiscono diete secche o in scatola contenenti 30% di proteine EM, 63% di lipidi EM e 7% di carboidrati EM (Riquadro 2) 5.

Maryanne Murphy

La ricerca indica che i geni con ruoli chiave nel metabolismo dell’amido erano gli obiettivi della selezione durante la domesticazione del cane, ma la selezione per la docilità è stata la forza principale che ha modificato per prima il genoma del gatto domestico.

Maryanne Murphy

I gatti selvatici hanno mostrato una preferenza per prede come i conigli; secondariamente consumano roditori e completano il resto della dieta con insettivori, rettili, uccelli e artropodi in base alla disponibilità. Le principali componenti dietetiche segnalate per un gatto selvatico a vita libera sono il 78% di mammiferi, il 16% di uccelli, il 3,7% di rettili e anfibi e l’1,2% di invertebrati, con la disponibilità di prede che determina anche le preferenze di consumo 6. L’apporto di macronutrienti giornaliero dei gatti selvatici è pari al 52% di proteine EM, al 46% di lipidi EM e al 2% di carboidrati EM (Riquadro 2) 6. Quando ai gatti domestici veniva offerta una varietà di diete secche e in scatola, la loro distribuzione preferita di macronutrienti era pari al 52% di proteine EM, al 36% di lipidi EM e al 12% di carboidrati EM (Riquadro 2) 7. Le diete secche prive di cereali per gatti contengono meno carboidrati rispetto alle diete contenenti cereali (22,4 ±5,6% EM contro 30,1 ±7,7% EM; calcolate utilizzando un fattore energetico di 3,5 Kcal/g; P <0,001) 8. Non sono ancora disponibili dati simili per le diete dei cani. 

Oltre a fornire una dieta che riproduce il profilo di macronutrienti tipicamente selezionato dalla specie, i sostenitori delle diete prive di cereali argomentano che i gatti e i cani domestici hanno bisogno di questo tipo di dieta a causa della loro natura di carnivori. I lupi sono classificati come carnivori generalisti, in base alla loro capacità di nutrirsi con una gamma di alimenti diversificata, sebbene consumino tipicamente prede catturate. I loro denti canini e incisivi servono per sottomettere le prede, recidere la pelle e i muscoli, quindi afferrare e tenere la preda mentre la coppia di denti ferini (quarto premolare superiore e primo molare inferiore) dotata di due bordi trancianti agisce intrappolando e spezzettando il cibo con un movimento autoaffilante. La parte posteriore del dente ferino inferiore e del primo molare superiore agiscono da superfici di frantumazione o di macinazione. La dentatura dei cani è molto simile e sebbene alcuni li considerino carnivori, sono stati classificati come onnivori dal Consiglio Nazionale delle Ricerche 9. A supporto di questa classificazione, i dati ottenuti dal risequenziamento dell’intero genoma indicano che durante la domesticazione del cane sono stati selezionati tre geni con ruoli chiave nella digestione dell’amido (AMY2B, MGAM e SGLT1) 10. Dopo la domesticazione, la selezione positiva ha continuato a influenzare il numero di copie di AMY2B nelle razze canine in base al loro livello di consumo abituale di amido 11.

 


Lupi
Cani domestici
Gatti selvatici a vita libera
Gatti domestici 
Proteine 54
30
52 52
Grassi
45
63
46
36
Carboidrati
1
7
2 12
Riquadro 2. Confronto tra l’apporto di macronutrienti (% di energia metabolizzabile, EM).

 

Al contrario, i gatti sono carnivori obbligati poiché tenuti a ottenere numerosi nutrienti essenziali da una dieta basata su tessuti animali 6. Uno studio condotto su gatti domestici (Felis catus) ha rivelato che i geni coinvolti nei processi neurali (come ad esempio il comportamento e gli indizi contestuali relativi alla ricompensa) differiscono rispetto al genoma del gatto selvatico (Felis silvestris silvestris e Felis silvestris lybica); questo suggerisce che la selezione per la docilità sia stata la forza principale che ha modificato per prima il genoma del gatto domestico 12. Gli autori suggeriscono che il modesto effetto genetico della domesticazione felina osservato nei loro risultati sia dovuto a una recente divergenza dal continuo mescolamento con i gatti selvatici, un tempo relativamente breve di coabitazione umana e la mancanza di evidenti differenze morfologiche e comportamentali rispetto ai gatti selvatici. In breve, non esiste attualmente un’evidenza genetica a sostegno di una divergenza nelle caratteristiche legate alla dieta tra gatti domestici e gatti selvatici, sebbene esistano piccole differenze nelle preferenze per i macronutrienti tra gatti domestici e gatti selvatici a vita libera, come osservato in precedenza.

Carboidrati, glicemia e digeribilità della dieta

Un’altra ragione comune per cui alcuni proprietari preferiscono una dieta priva di cereali è limitare l’apporto di carboidrati e le fluttuazioni glicemiche secondarie. Sebbene i cani siano privi dell’enzima a-amilasi salivare che avvia il processo di scissione dei carboidrati in oligosaccaridi, sono dotati di enzimi per digerire e metabolizzare i carboidrati simili a quelli presenti in specie onnivore come l’uomo. Al contrario, i gatti hanno numerose differenze nella loro capacità di digerire, assorbire e metabolizzare amidi e zuccheri. I dettagli di questi adattamenti metabolici esulano dall’ambito della presente discussione, ma sono stati esaminati di recente 13.

Nonostante numeri e tipi limitati di enzimi per i carboidrati, i gatti riescono ancora a digerire e utilizzare efficacemente i carboidrati. Uno studio sulla valutazione di sei diverse fonti di carboidrati ha scoperto che i gatti avevano valori di digeribilità dell’amido simili a quelli di ratti e cani 14. Sebbene i gatti siano in grado di digerire i carboidrati, è ancora in atto un dibattito acceso sugli effetti a lungo termine delle diete ad alto contenuto di carboidrati sullo sviluppo dell’obesità e del diabete mellito in questa specie. Non esiste attualmente alcuna evidenza che il contenuto alimentare di carboidrati influisca direttamente sul rischio o sullo sviluppo dell’obesità nei gatti. Al contrario, gli studi hanno scoperto che i gatti nutriti con una dieta ad alto contenuto di grassi o di proteine guadagnano più massa grassa e consumano più calorie rispetto a una dieta ad alto contenuto di carboidrati 15. Tuttavia, alcuni studi suggeriscono che una dieta a contenuto inferiore di carboidrati regoli meglio le concentrazioni glicemiche nei gatti diabetici 16 e possa ridurre le concentrazioni post-prandiali di insulina e glucosio nei gatti sani 15. Non è chiaro se l’alimentazione a lungo termine con diete ad alto contenuto di carboidrati contribuisca allo sviluppo del diabete nei gatti.

Quando si osservano gli effetti dei carboidrati sulla glicemia, vanno anche considerati i tipi di carboidrati della dieta. Sia nei cani che nei gatti, le fonti di carboidrati che hanno concentrazioni più elevate di fibra (amido resistente alla digestione) e di proteine tendono a produrre risposte glicemiche più basse 14 17. Ad esempio, nei gatti, il granturco e la mezzagrana di riso scatenano una risposta al glucosio e all’insulina maggiore rispetto a ingredienti come piselli e lenticchie 14; pertanto, le diete contenenti simili carboidrati potrebbero avere effetti metabolici diversi. 

Allergie alimentari

È possibile che i proprietari scelgano per i loro pet diete prive di cereali nel tentativo di evitare le allergie alimentari. Il termine “allergia alimentare” può essere definito come una risposta immunitaria avversa diretta contro le proteine alimentari, o come intolleranza associata a una risposta immunitaria da ipersensibilità, ripetibile con un test di provocazione alimentare 18. Le allergie alimentari possono essere immediate (IgEmediate), ritardate (non IgE-mediate), o combinazioni delle due 18. Nell’uomo, gli allergeni alimentari sono glicoproteine idrosolubili con peso molecolare di 10-70 kD e si dividono in agenti sensibilizzanti primari di classe 1 e/o agenti sensibilizzanti di classe 2 che sono cross-reattivi 18. Esiste un rischio di reattività crociata tra gli alimenti di una stessa famiglia alimentare; ad esempio, nell’uomo, c’è un rischio del 75% di reattività crociata tra le varie specie di molluschi, mentre i legumi hanno un rischio del 5%, e i cereali un rischio del 25% 18. Non sono state ancora verificate categorie di reattività crociata nei gatti e nei cani e anche se non sembra esserci alcuna reattività crociata tra la carne di manzo e i latticini o tra la soia e il frumento nei cani, è possibile che esista una reattività tra pollame e uova 19. Identificare l’effettiva reattività richiede quindi una prova di eliminazione con ingredienti specifici, mentre eliminare tutti gli ingredienti di una singola famiglia alimentare senza effettuare prima tale prova potrebbe limitare inutilmente le possibili opzioni dietetiche.

Ingredienti segnalati come associati a una reazione avversa agli alimenti (RAA) nei cani, in base a 373 ingredienti alimentari con segnalazione di RAA dopo un test di provocazione alimentare. Sono stati inclusi i rapporti pubblicati che contenevano dati di almeno 5 cani, mentre sono stati esclusi gli studi che avevano selezionato una reazione alimentare specifica (ad es. cani con sospetta reazione al pollame) (20) (21) (22) (23) (24) (25).
Figura 3. Ingredienti segnalati come associati a una reazione avversa agli alimenti (RAA) nei cani, in base a 373 ingredienti alimentari con segnalazione di RAA dopo un test di provocazione alimentare. Sono stati inclusi i rapporti pubblicati che contenevano dati di almeno 5 cani, mentre sono stati esclusi gli studi che avevano selezionato una reazione alimentare specifica (ad es. cani con sospetta reazione al pollame) (20) (21) (22) (23) (24) (25).
Ingredienti segnalati come associati a una reazione avversa agli alimenti (RAA) nei gatti, in base a 65 ingredienti alimentari con segnalazione di RAA dopo un test di provocazione alimentare. Sono stati inclusi i rapporti pubblicati che contenevano dati di almeno 5 gatti, mentre sono stati esclusi gli studi che avevano selezionato una reazione alimentare specifica (ad es. gatti con sospetta reazione al pollame) (24) (25).
Figura 4. Ingredienti segnalati come associati a una reazione avversa agli alimenti (RAA) nei gatti, in base a 65 ingredienti alimentari con segnalazione di RAA dopo un test di provocazione alimentare. Sono stati inclusi i rapporti pubblicati che contenevano dati di almeno 5 gatti, mentre sono stati esclusi gli studi che avevano selezionato una reazione alimentare specifica (ad es. gatti con sospetta reazione al pollame) (24) (25).
Distribuzione degli ingredienti di origine animale e vegetale più comuni nelle alimenti secchi per gatti contenenti cereali e prive di cereali vendute negli Stati Uniti (8). I dati sono stati ricavati da diete secche feline, di cui 42 contenenti cereali e 35 prive di cereali. Sono stati inoltre inclusi tutti gli ingredienti con segnalazione di reazione avversa agli alimenti (RAA) nei gatti (vedere Figura 4 ). Non sono mostrati altri ingredienti che rappresentano &lt;30% di entrambi i tipi di dieta (salvo quelli inclusi per il confronto).
Figura 5. Distribuzione degli ingredienti di origine animale e vegetale più comuni nelle alimenti secchi per gatti contenenti cereali e prive di cereali vendute negli Stati Uniti (8). I dati sono stati ricavati da diete secche feline, di cui 42 contenenti cereali e 35 prive di cereali. Sono stati inoltre inclusi tutti gli ingredienti con segnalazione di reazione avversa agli alimenti (RAA) nei gatti (vedere Figura 4 ). Non sono mostrati altri ingredienti che rappresentano <30% di entrambi i tipi di dieta (salvo quelli inclusi per il confronto).

A differenza dell’allergia alimentare, un’intolleranza alimentare generalmente comporta una risposta non immunologica a quell’alimento, che è anch’essa ripetibile con un test di provocazione alimentare 18. Un esempio classico è l’intolleranza al lattosio, dove un deficit dell’enzima lattasi si traduce nell’incapacità di digerire adeguatamente gli alimenti che contengono lattosio, con conseguenti segni gastrointestinali. È importante capire che differenziare un’allergia vera e propria da un’intolleranza alimentare costituisce una sfida negli animali da compagnia, per cui potrebbe essere meglio usare il termine “reazione avversa agli alimenti (RAA)”.

Nei cani, gli ingredienti alimentari più comunemente segnalati in associazione con una RAA sono la carne bovina, i latticini, il pollame, il frumento e le uova (Figura 3), mentre gli ingredienti più comuni nei gatti sono la carne di manzo, i latticini, il pesce, l’agnello, il pollame e il frumento (Figura 4). Come evidenziato in un saggio 24 è importante notare che questi dati non riflettono la reale prevalenza di specifiche allergie alimentari nella popolazione di cani e gatti, poiché gli animali non sono stati sottoposti a test di provocazione alimentare con tutti i possibili allergeni alimentari e perché i dettagli dei protocolli di prova utilizzati sono spesso poco chiari. Tuttavia, questi dati indicano che la maggior parte degli allergeni alimentari nei cani e gatti sono legati alla componente di origine animale, invece che alla componente di origine vegetale della dieta. Inoltre, la probabilità di sviluppare allergie aumenta con l’esposizione, ed è quindi possibile che gli allergeni più comuni varino nel tempo se la dieta standard degli animali da compagnia viene adattata per evitare gli ingredienti attualmente coinvolti.

Uno studio ha confrontato la composizione dei singoli ingredienti delle diete secche feline contenenti cereali e prive di cereali disponibili negli Stati Uniti 8. Gli ingredienti di origine animale più comuni nelle diete contenenti cereali sono costituiti per lo più dal pollame, seguito dal pesce e dalle uova. Le diete prive di cereali hanno maggiori probabilità di contenere pari percentuali di pollame e pesce, mentre le uova integrano la quota restante della maggior parte degli ingredienti di origine animale (Figura 5). Per gli ingredienti di origine vegetale, le diete contenenti cereali avevano maggiori probabilità di contenere riso, lino, mirtilli rossi, avena, carote, barbabietole, piselli, orzo e mirtilli neri, mentre le diete prive di cereali contenevano generalmente piselli, mirtilli rossi, patate, carote, mirtilli neri, lino, patate dolci, tapioca/cassava e mele (Figura 5). Secondo queste informazioni, è meno probabile che entrambi i tipi di dieta contengano alcuni degli allergeni alimentari più comuni nei gatti, tra cui carne di manzo, latticini, agnello, frumento o granturco (Figura 5), ma è probabile che contengano pesce e pollame, che sono rispettivamente il terzo e il quinto ingrediente più comune associato alla RAA felina. In sostanza, questo significa che il potenziale allergenico di una dieta non viene modificato fornendo semplicemente una dieta priva di cereali.

Oltre a rimuovere i cereali alimentari per le allergie alimentari, alcuni proprietari adottano questo tipo di dieta per escludere specificamente il glutine. L’1% della popolazione umana mondiale è affetta da celiachia, un disturbo immunitario multisistemico scatenato dall’ingestione del glutine 1. È stata segnalata una sindrome denominata sensibilità al glutine non celiaca, in cui persone senza malattia celiaca né allergia al frumento descrivono un miglioramento dei sintomi dopo aver mantenuto una dieta priva di glutine; in realtà, si tratta di una condizione separata e unica che deve ancora essere determinata 1. È possibile che alcuni proprietari che adottano in autonomia una dieta priva di glutine scelgano di eliminare tale sostanza dalla dieta del pet per ridurre il proprio rischio di reattività. Per quanto riguarda il cane, nel Setter irlandese è stata segnalata l’enteropatia sensibile al glutine 26 (sebbene sia stata largamente eliminata in questa razza), mentre nel Border terrier è stata descritta la sindrome dei crampi epilettoidi reattiva al glutine 27

Per gli animali colpiti è verosimilmente utile passare a una dieta priva di glutine, ma questo non significa che debba essere del tutto priva di cereali. Nel gatto non sono state descritte condizioni glutine-specifiche.

Diete prive di cereali e CMD

In tempi molto recenti, è stato segnalato lo sviluppo della cardiomiopatia dilatativa (CMD) nei cani che assumono percentuali elevate di ingredienti compatibili con le diete prive di cereali (piselli, patate, lenticchie, semi di altre leguminose) 28. Sebbene si conoscano predisposizioni di razza per la CMD canina, la Food and Drug Administration statunitense ha ricevuto segnalazioni relative a razze atipiche alimentate con diete prive di cereali. Metà di questi casi aveva basse concentrazioni ematiche di taurina e il deficit di taurina è una causa nota di CMD. I cani sono in grado di sintetizzare la taurina e non hanno tipicamente un fabbisogno alimentare per questo aminoacido; tuttavia, alcuni soggetti o razze possono avere requisiti essenziali in determinate condizioni. Può essere che gli ingredienti di queste diete interferiscano con la biodisponibilità della taurina o di altri nutrienti ancora da valutare. A questo punto, è difficile trarre conclusioni sull’associazione tra diete prive di cereali e sviluppo della CMD dato che il numero di casi segnalati è una frazione molto piccola dei cani nutriti con questo tipo di alimenti e sono pertanto necessarie ulteriori indagini.

Angela Witzel Rollins

Quasi tutti gli allergeni alimentari nei cani e nei gatti sono legati alla componente di origine animale, invece che alla componente di origine vegetale della dieta.

Angela Witzel Rollins

In ultima analisi, gli alimenti privi di cereali sono buoni o cattivi? 

Gatti e cani sono entrambi capaci di digerire e metabolizzare i carboidrati, compresi i cereali. Come regola generale, fornire a entrambe le specie questo tipo di dieta non è intrinsecamente problematico, anche se mancano dati specifici a indicare che sia realmente un piano alimentare ottimale. Sebbene gli alimenti secchi privi di cereali per gatti possano contenere meno carboidrati totali rispetto agli alimenti contenenti cereali, nessuno dei due tipi di alimento è completamente privo di carboidrati e potrebbe non riflettere il profilo di macronutrienti che i cani e i gatti domestici tendono a preferire. È importante sottolineare che un alimento a basso contenuto di carboidrati totali deve essere intrinsecamente più ricca di proteine e grassi, cosa che può costituire un profilo inappropriato per animali con alcune condizioni mediche, compresa la nefropatia cronica, e per quelli che richiedono una riduzione dei grassi alimentari. È possibile che il semplice passaggio a una dieta priva di cereali non migliori i segni clinici negli animali che soffrono effettivamente di RAA, poiché è più probabile che queste reazioni siano dovute a ingredienti di origine animale e due degli ingredienti più comunemente associati alle RAA negli alimenti per gatti sono spesso presenti nelle diete secche prive di cereali. Se un gatto o un cane ha una RAA per un singolo specifico cereale, occorre considerare che una reattività crociata per tutti i cereali non è stata dimostrata in queste specie ed è probabilmente presente solo nel 25% delle persone affette.

Il punto fondamentale è che, se un gatto o un cane domestico sta crescendo vigoroso con una dieta priva di cereali ben formulata, questo tipo di piano alimentare può essere proseguito, anche se può essere prudente tenere presenti i commenti sulla CMD precedentemente citati. Tuttavia, se un animale viene fatto passare a una dieta priva di cereali nel tentativo di fornire una dieta ancestrale più biologicamente appropriata, evitare le fluttuazioni glicemiche indesiderate, migliorare la digeribilità generale della dieta e/o evitare le allergie alimentari, è possibile che non sia realmente l’eliminazione dei cereali a fornire gli eventuali effetti benefici.

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Maryanne Murphy

Maryanne Murphy

La Dr.ssa Murphy ha ricevuto il DVM dalla Iowa State University e il PhD dall‘University of Tennessee (UT). Ha completato una residenza Scopri di più

Angela Witzel Rollins

Angela Witzel Rollins

La Dr.ssa Rollins ha il diploma dell‘American College of Veterinary Nutrition di cui è anche stata Presidente. Scopri di più

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