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Veterinary Focus

Numero 31.3 Nutrizione

Domande frequenti sull’alimentazione del gatto

Pubblicato il 17/08/2022

Scritto da Ana Luísa Lourenço

Disponibile anche in Français , Deutsch , Português , Español e English

La specie felina è unica in molti modi, e questo vale soprattutto per i requisiti nutrizionali, come illustrato in questo articolo basato su domande e risposte di Ana Lourenço.

La maggior parte dei gatti ama bere latte

Punti chiave

I gatti sono carnivori obbligati ed è estremamente difficile, anche se teoricamente possibile, formulare un’alimentazione di mantenimento bilanciata per gatti che sia completamente priva di prodotti di origine animale. 


Si sente spesso dire che non si dovrebbe dare latte ai gatti a causa di una “intolleranza al lattosio”. Tuttavia, ciò non significa che il latte sia sempre vietato. 


I carboidrati non sono controindicati nei gatti, ma la fonte di carboidrati alimentari deve avere una forma facilmente digeribile.


I gatti hanno una notevole capacità di concentrare l’urina se scarseggia l’acqua potabile, ma per supportare la loro salute andrebbero incoraggiati a bere liberamente ogni volta che sia possibile.


Introduzione

I gatti sono stati domesticati per la prima volta dall’uomo circa 10.000 anni fa, e da allora sono diventati uno degli animali da compagnia più popolari. Ciò ha comportato, non a torto, la volontà di offrire loro le migliori cure possibili, ed è per questo che gli ultimi decenni hanno visto molta ricerca concentrata sulle specie feline, nonché sui loro fabbisogni nutrizionali. È diventato gradualmente evidente che il gatto è un animale ricco di peculiarità, anche dal punto di vista alimentare, e questo articolo esplorerà le implicazioni pratiche di alcune di tali particolarità.

D: un gatto può evitare di mangiare prodotti di origine animale?

R: i gatti sono spesso indicati come carnivori stretti od obbligati. In natura consumano cibo quasi interamente di origine animale, sono anatomicamente adattati alla caccia e mangiano prede; il loro metabolismo è adattato alla loro dieta naturale 1 (Figura 1). I gatti hanno requisiti nutrizionali diversi, alcuni dei quali devono essere soddisfatti attraverso l’alimentazione poiché alcuni nutrienti non possono essere prodotti in quantità sufficienti dalle loro vie metaboliche. Diversi studi mostrano che almeno 45 nutrienti sono essenziali per la salute del gatto 2 e, date le loro peculiarità metaboliche, hanno fabbisogni maggiori di proteine, arginina, metionina, cisteina, taurina, acido arachidonico, vitamina A, vitamina D, niacina e piridossina rispetto agli onnivori 1,2.

I gatti si sono evoluti nel corso di molti secoli per cacciare

Figura 1. I gatti si sono evoluti nel corso di molti secoli per cacciare, catturare e mangiare prede, quindi il loro metabolismo si basa su una dieta a base animale.
Crediti: Shutterstock

Alcuni nutrienti essenziali sono principalmente ingredienti di origine animale, tra cui numerosi aminoacidi (lisina, metionina, cisteina e taurina), alcune vitamine (A, D e B12), e vari acidi grassi (acido arachidonico, eicosapentaenoico e docosaesaenoico). Ottenere tali nutrienti da fonti non animali può essere difficile, e quindi formulare un alimento per gatti senza prodotti di origine animale significa fornire tali nutrienti con mezzi alternativi, che possono essere prodotti da sintesi chimica, o da specifiche fonti non animali. Tuttavia, tali opzioni non sono sempre semplici e il loro utilizzo può sollevare ulteriori sfide. In primo luogo, non è sufficiente sapere semplicemente che un dato prodotto contiene il nutriente desiderato; piuttosto, è essenziale conoscere il livello effettivamente presente del nutriente richiesto. Questo perché il prodotto può avere una concentrazione della sostanza inferiore rispetto a un prodotto a base animale equivalente, oppure avere una molecola ad attività inferiore (ad es. può contenere vitamina D2 invece di D3); è per questo che occorre quantificare la biodisponibilità (cioè, la quantità di nutriente ingerito che è disponibile per il metabolismo o lo stoccaggio nel corpo).

In secondo luogo, alcuni ingredienti a base vegetale o derivati da fonti non animali possono avere un impatto negativo sul resto dell’alimentazione, alterando ad esempio la digeribilità e la biodisponibilità complessive dei nutrienti, influenzando negativamente il contenuto e la struttura dei carboidrati, o riducendo l’appetibilità complessiva. 

In terzo luogo, vanno valutati anche i possibili effetti in termini di impatto su malattie comuni, come ad esempio gli effetti sul pH urinario, con la possibilità che questo possa predisporre alla formazione dei calcoli vescicali. In poche parole, è molto impegnativo formulare un alimento per gatti privo di prodotti animali che sia non solo completo e bilanciata quando sottoposto ad analisi chimiche, ma anche adeguato come alimento di mantenimento a lungo termine. Per quanto è possibile accertare, tutti gli alimenti “vegetariani” o “vegani” disponibili in commercio e attualmente venduti per gatti non hanno tali caratteristiche, e le ricerche condotte finora dimostrano che, spesso, non soddisfano nemmeno i livelli di nutrienti essenziali raccomandati 3,4,5. Uno studio ha suggerito che, in alcuni casi, la salute dei gatti che ricevevano un alimento privo di prodotti animali non veniva influenzata 3; tuttavia, non era chiaro se questi gatti avessero accesso all’aperto, dove sarebbero stati liberi di cacciare; inoltre, il periodo di valutazione potrebbe essere stato troppo breve da consentire a singoli animali di mostrare eventuali segni di carenze.

L’autrice non è a conoscenza di alcuna grande azienda multinazionale di petfood che produca attualmente un alimento per gatti privo di ingredienti animali. Questo è significativo, poiché queste aziende hanno conoscenze approfondite e risorse finanziarie per condurre osservazioni approfondite, e dato che un prodotto senza ingredienti di origine animale troverebbe un mercato pronto, si può dire a ragion veduta che tali alimenti costituiscano, almeno per ora, un’opzione non sostenibile per la nutrizione e la salute del gatto. Decenni di osservazioni hanno rivelato un’ampia quantità di informazioni inaspettate sulla nutrizione felina, e stiamo ancora imparando; quindi, su queste basi, qualsiasi formulazione di alimenti per gatti deve essere supportata da una robusta evidenza scientifica per essere più sicura possibile. In buona sostanza, almeno per ora, è bene che gli alimenti per gatti siano a base di carne, poiché le alternative aumentano la possibilità reale di fornire un’alimentazione non ottimale a lungo termine.

Ana Luísa Lourenço

Alcune fonti alternative a base vegetale e non animale possono avere un impatto negativo sull’alimentazione, influenzando la digeribilità e la biodisponibilità dei nutrienti e riducendone l’appetibilità.

Ana Luísa Lourenço

D: le patologie cardiache nel gatto sono correlate all’alimentazione?

R: in poche parole, in certe situazioni può darsi. Alla fine degli anni ‘80, la taurina è stata identificata come il nutriente chiave che avrebbe potuto ridurre la prevalenza della cardiomiopatia dilatativa nel gatto 6. Il meccanismo attraverso cui bassi livelli di taurina nel muscolo cardiaco causano cardiomiopatia dilatativa e insufficienza cardiaca non è ancora del tutto compreso, sebbene siano stati ipotizzati come fattori causali disturbi nel metabolismo del calcio ed energetico nel muscolo miocardico 7,8. La taurina è un acido β-amminosolfonico non proteico che è abbondante nelle prede naturali del gatto. A differenza della maggior parte dei mammiferi, i gatti hanno basse concentrazioni di cisteina diossigenasi e di cisteina-acido sulfinico decarbossilasi, enzimi chiave nella via metabolica della sintesi della taurina 9. Questa peculiarità impedisce ai gatti di sintetizzare efficacemente la taurina a partire da metionina e cisteina, che quindi li rende dipendenti dalle fonti alimentari, per ricevere la taurina di cui hanno bisogno come substrato metabolico.

Una volta riconosciuta la taurina come nutriente essenziale, i produttori hanno iniziato a incorporarla nei loro alimenti commerciali, e quella che un tempo era una causa frequente di cardiomiopatia dilatativa nei gatti è diventata un evento raro. La maggior parte dei casi interessa oggi gatti che ricevono alimentazione casalinga, ma occorre sottolineare che questa non è l’unica specie sensibile. Una recente review della Food and Drug Administration negli USA ha evidenziato una possibile correlazione tra alcuni alimenti e lo sviluppo della cardiomiopatia dilatativa, con la maggior parte dei casi recentemente segnalati nel cane, sebbene sia stato interessato anche un piccolo numero di gatti 10. Alcuni fattori non sono ancora chiari, ma l’indagine è focalizzata sugli alimenti consumati dagli animali colpiti e, più specificamente, sul sospetto che tali alimenti avessero bassi livelli di biodisponibilità di taurina. Va sottolineato che l’eziologia della cardiomiopatia dilatativa coinvolge diversi fattori, e che sarà necessario raccogliere dati più robusti prima di poter trarre conclusioni da questa review.

Se viene identificato un deficit di taurina alimentare come probabile causa in un caso di cardiomiopatia dilatativa felina, e i test ne dimostrano bassi livelli in plasma e sangue intero (Figura 2), l’integrazione con taurina produce solitamente un miglioramento immediato della funzione cardiaca; inoltre, supponendo che il gatto sopravviva al periodo critico immediato, la condizione si risolve generalmente entro 6 mesi. Quindi, sebbene sia vero che alcuni alimenti possono causare una cardiomiopatia nei gatti, è improbabile che un alimento commerciale ben formulato possa predisporre alla cardiomiopatia.

Se si sospetta una cardiomiopatia dilatativa in un gatto

Figura 2. Se si sospetta una cardiomiopatia dilatativa in un gatto, è consigliabile misurare i livelli plasmatici di taurina.
Crediti: Shutterstock

D: si dovrebbe far bere latte ai gatti?

R: la maggior parte dei gatti ama bere latte, ma questo non significa necessariamente che gli faccia bene (Figura 3). Forse, la domanda migliore da fare sarebbe: “quanto latte è appropriato dare a un gatto, e quali problemi possono essere collegati al consumo di latte?” Come tutti gli altri mammiferi, in natura e nelle prime settimane di vita, i gatti sopravvivono solo grazie al latte, e anche dopo aver iniziato a consumare cibi solidi, si affideranno in parte al latte materno fino al termine dello svezzamento (Figura 4). L’attività della lattasi nell’intestino del gatto diminuisce con l’età, e con essa si riduce la capacità di digerire il lattosio, lo zucchero principale presente nel latte. Se la quantità di lattosio ingerita da un gatto supera la sua capacità di digerirlo, la parte restante di questa sostanza fermenterà nel tratto gastrointestinale, producendo segni clinici come ad esempio vomito e diarrea. La capacità del gatto adulto di digerire il lattosio è quindi inferiore a quella del gattino, ma uno studio riporta che un gatto adulto possa mangiare (almeno) 1,3 g di lattosio per kg di peso corporeo al giorno 11. È importante notare che la concentrazione di lattosio nel latte è molto costante, sia tra le diverse specie (ad es. latte vaccino, ovino o caprino) sia tra i diversi tipi di latte (cioè, scremato, a basso contenuto di grassi, o latte intero), con una media massima del 5% 12. Ciò significa che un gatto può generalmente ingerire fino a 25 mL di latte per kg di peso corporeo al giorno; quindi se un gatto di 4 kg dovesse bere meno di 100 mL di latte ogni giorno, è improbabile che sviluppi segni clinici di intolleranza al lattosio. Ciò non esclude che alcuni soggetti possano avere una capacità digestiva particolarmente bassa per il lattosio, per cui talvolta i segni clinici possono apparire anche se il gatto consuma piccole quantità di latte.

La maggior parte dei gatti ama bere latte

Figura 3. La maggior parte dei gatti ama bere latte, ma questo non significa necessariamente che gli faccia bene, specialmente se fornito in eccesso.
Crediti: Shutterstock

Tuttavia, a parte l’aspetto dell’intolleranza al lattosio, se un gatto riceve latte regolarmente è importante considerare anche il profilo nutrizionale complessivo della sua alimentazione quotidiana e la quantità di energia ingerita. Il latte della gatta è un alimento molto completo per i suoi gattini, poiché contiene tutti i nutrienti essenziali, ma non costituisce un alimento bilanciato per il gatto dopo lo svezzamento. Inoltre, il latte ha un elevato contenuto energetico quindi, se offerto regolarmente al gatto, va considerato parte integrante di un’alimentazione completa e bilanciata, o come un extra; quindi, la quantità offerta non deve superare il 10% del contenuto energetico del piano alimentare di base. Dato che il latte intero bovino ha una densità energetica di 69 kcal/100 mL (e circa la metà per il latte scremato) 12, e che un gatto castrato di 4 kg ha un fabbisogno energetico medio giornaliero di 130-190 kcal/giorno (52-75 kcal/kg0.67), la quantità giornaliera di latte da offrire come snack sarebbe di 20-30 mL, circa il doppio se si utilizza latte scremato. A questo livello, l’apporto di lattosio è ben inferiore rispetto al massimo.

Infine, un altro aspetto da considerare è la possibilità che alcuni gatti possano essere allergici alla caseina. Sebbene la letteratura non indichi una prevalenza di questa condizione nei gatti 13, è ovvio che questi soggetti non debbano ricevere latte.

Riassumendo, si può dire che dare latte, con moderazione, sia accettabile per la maggior parte dei gatti, ma quantità eccessive possono essere dannose a lungo termine.

Il latte di gatta è un alimento completo per i gattini nelle prime settimane di vita

Figura 4. Il latte di gatta è un alimento completo per i gattini nelle prime settimane di vita.
Crediti: Shutterstock

D: un gatto può digerire e metabolizzare i carboidrati?

R: l’evoluzione del metabolismo e della fisiologia della specie felina è andata verso un’alimentazione basata su piccole prede (come ad esempio topi e uccelli) che forniscono quantità molto limitate di carboidrati 14; quindi, quando hanno la possibilità di scegliere, i gatti domestici continueranno a scegliere alimenti a basso contenuto di carboidrati 15. Questi fatti portano a supporre che l’apparato digerente e il metabolismo di un gatto non possano far fronte ai carboidrati. In realtà, il glucosio (uno dei carboidrati più semplici) è essenziale sia per il carnivoro felino, sia per gli onnivori o gli erbivori. Il glucosio è la principale o unica fonte energetica per il cervello e gli eritrociti, i leucociti e alcune specifiche cellule della midollare renale, dei testicoli e dell’occhio 16. Inoltre, il glucosio è necessario per la sintesi di alcuni aminoacidi non essenziali, della vitamina C, degli acidi nucleici, e per la produzione di lattosio (nelle gatte che allattano) 16. Tuttavia, i gatti possono sintetizzare il glucosio di cui hanno bisogno da altre fonti oltre ai carboidrati, che non sono quindi obbligatori nella loro alimentazione.

Le concentrazioni glicemiche nel gatto tornano rapidamente ai normali livelli basali dopo somministrazione endovenosa di glucosio, e i livelli glicemici a digiuno in questa specie sono molto simili a quelli di altri mammiferi che hanno esigenze nutrizionali diverse 16; quindi, è chiaro che i gatti possono metabolizzare efficacemente i carboidrati. Sebbene si siano evoluti per avere una capacità digestiva più limitata per i carboidrati complessi rispetto ad altre specie addomesticate (ad es. cani o suini 17), i gatti possono digerire e assorbire in modo efficiente i carboidrati, purché adeguatamente lavorati (cioè, macinati e/o cotti) e non vengano ingeriti in quantità eccessive 18. Quindi la domanda non è tanto “i gatti devono ricevere carboidrati?” ma piuttosto “cosa occorre considerare quando si includono i carboidrati nell’alimentazione del gatto?”, ed è per questo che i gatti non dovrebbero ricevere carboidrati crudi o in quantità superiori alla loro capacità digestiva.

D: Un gatto può diventare diabetico con un’alimentazione ad alto contenuto di carboidrati?

R: il diabete mellito è una malattia relativamente comune nel gatto, con alcuni studi che indicano una prevalenza fino all’1,25% 16; i proprietari di gatti affetti potrebbero quindi chiedere se la componente di carboidrati alimentari abbia contribuito allo sviluppo della malattia (Figura 5). In primo luogo, è opportuno capire perché la maggior parte degli alimenti commerciali per gatti contenga livelli relativamente elevati di carboidrati, nonostante il fatto che il gatto in natura ne ingerisca generalmente livelli molto bassi (intorno al 2% in base all’energia metabolizzabile (EM) 14). Non è semplicemente perché questa classe di nutrienti è più economica o più sostenibile rispetto alle proteine o ai grassi, e neppure perché costituisce un requisito tecnologico per la produzione delle crocchette. I carboidrati hanno diverse proprietà benefiche; sono ampiamente digeriti e assorbiti nel tratto gastrointestinale, possono sostituire parzialmente i grassi e le proteine come fonti di energia, e hanno anche un effetto per gli aminoacidi di “risparmio metabolico”.

I proprietari di gatti potrebbero chiedersi se i carboidrati in eccesso contribuiscono al diabete

Figura 5. I proprietari di gatti potrebbero chiedersi se i carboidrati in eccesso contribuiscono al diabete, ma non esiste un’evidenza sufficiente per supportare questa teoria.
Crediti: Shutterstock

Dato che il diabete felino è un disturbo endocrino correlato principalmente a un’intolleranza al glucosio dovuta a insulinoresistenza, è facile credere che il contenuto di carboidrati nella loro alimentazione sia la causa della malattia, ma l’evidenza a sostegno di questa ipotesi è molto debole 16. Alcuni dati suggeriscono che offrire ai gatti diabetici alimenti a contenuto inferiore di carboidrati possa migliorare il controllo glicemico e fornire punteggi di remissione clinica maggiori 19, e i gatti diabetici possono certamente trarre beneficio da tali regimi alimentari, ma ciò non significa che la patologia sia causata dai carboidrati.

I livelli glicemici aumentano dopo un pasto, con un rilascio fisiologico di insulina da parte del pancreas per contrastare questo effetto. Se ci fosse una connessione tra livelli elevati di carboidrati alimentari e diabete, ci si aspetterebbe che questo meccanismo venisse in qualche modo alterato, riducendo di conseguenza la tolleranza al glucosio e/o la sensibilità all’insulina. Alcuni studi hanno riscontrato variazioni nella tolleranza al glucosio alimentando gatti con alimenti ad alto contenuto di carboidrati/ipoproteici rispetto ad alimenti iperproteici/a basso contenuto di carboidrati, ma altri studi non hanno confermato lo stesso dato 20. Almeno uno studio non è riuscito a stabilire alcuna relazione tra contenuto di carboidrati alimentare e sensibilità all’insulina 21, ed è anche vero che persino alimenti con livelli elevati di amido non causano solitamente iperglicemia e glicosuria nei gatti.

Inoltre, l’idea che l’aumento dei livelli glicemici secondario ad alimenti ad alto contenuto di carboidrati nei gatti sia responsabile dell’eccessiva secrezione di insulina da parte delle cellule β pancreatiche (che potrebbe poi determinare la distruzione delle cellule e, successivamente, il diabete mellito), è stata confutata da un studio che ha dimostrato che le cellule β pancreatiche feline sono più sensibili agli aminoacidi e meno al glucosio rispetto alle cellule β delle specie onnivore 22. Ciò suggerisce che il contenuto di carboidrati nell’alimentazione contribuisca poco all’eziologia del diabete felino. Tuttavia, gli studi hanno dimostrato che la specie felina ha un tasso di clearance del glucosio inferiore rispetto ai cani o all’uomo, e che uno stato di iperglicemia cronica (30 mmol/L in un periodo di 10 giorni, ottenuto mediante infusione di glucosio) possa causare disfunzione e perdita di cellule β alterando la secrezione dell’insulina 16. Questo scenario non imita la risposta fisiologica del gatto all’assunzione di cibo; quindi, concludendo, non esiste attualmente una solida evidenza a supporto dell’ipotesi che il contenuto di carboidrati nell’alimentazione possa causare il diabete nel gatto. L’obesità, dovuta allo stile di vita inattivo e all’apporto calorico eccessivo, unitamente all’avanzare dell’età, rimangono i massimi fattori di rischio per il diabete mellito 16.

D: Un gatto può stare bene senza bere acqua?

R: i gatti non possono sopravvivere senza acqua, ma possono soddisfare il fabbisogno di liquidi, sia con mezzi esogeni (dall’acqua potabile e dal contenuto d’acqua del cibo) (Figura 6), sia attraverso processi endogeni (dall’acqua prodotta per ossidazione di carboidrati, grassi e proteine). I gatti perdono acqua con l’urina, le feci e attraverso i processi di evaporazione, e sebbene vari fattori (tra cui patologie, temperatura e umidità ambientali) possano aumentare queste perdite, il fabbisogno idrico giornaliero medio tipico di un gatto è pari a circa 50 mL per kg di peso corporeo 23.

Sebbene la maggior parte dei gatti abbia accesso illimitato all’acqua

Figura 6. Sebbene la maggior parte dei gatti abbia accesso illimitato all’acqua, molti potrebbero non bere poi molto. 
Crediti: Shutterstock

Quando serve, i gatti hanno un’incredibile capacità di concentrare l’urina riassorbendo acqua a livello renale. Sebbene questo sia probabilmente un adattamento evolutivo prezioso per facilitare la sopravvivenza in ambienti aridi, è stato suggerito che questa capacità, insieme all’assunzione di bassi livelli di acqua, possa contribuire allo sviluppo di alcuni dei disturbi delle vie urinarie che sono così prevalenti in questa specie 24. Per ridurre questo rischio, occorre favorire qualsiasi misura o strategia che incoraggi il gatto a bere più acqua, fornendo ad esempio fontanelle o collocando in casa ciotole dell’acqua aggiuntive (Figura 7). Tuttavia, è importante evitare allo stesso tempo tutto ciò che potrebbe disturbare il gatto, poiché lo stress può essere uno dei principali fattori che contribuiscono ad alcuni problemi della salute felina. I fattori che contribuiscono a massimizzare l’assunzione d’acqua del gatto minimizzando allo stesso tempo qualsiasi elemento stressante vanno adattati a ogni singolo animale 24, e l’approccio migliore consiste semplicemente nel lasciare che sia il gatto a decidere come, dove, e quando bere.

Una fontanella può essere un modo per stimolare il gatto ad aumentare l’assunzione d’acqua senza stressarlo

Figura 7. Una fontanella può essere un modo per stimolare il gatto ad aumentare l’assunzione d’acqua senza stressarlo. 
Crediti: Shutterstock 

Ma l’acqua non è l’unica opzione disponibile; anche l’acqua contenuta nel cibo è una valida opzione per soddisfare il fabbisogno di liquidi del gatto. Il cibo è una buona fonte d’acqua per i gatti in natura, poiché le prede catturate (piccoli roditori e uccelli) hanno un contenuto d’acqua di circa il 70% 14. Offrire un’alimentazione ad alto contenuto d’acqua è ovviamente una misura molto efficace e non stressante, a patto che il gatto apprezzi questo tipo di cibo; inoltre, molti anni fa, è stato dimostrato che i gatti potevano soddisfare il loro fabbisogno idrico unicamente con un’alimentazione a base di pesce o di carne 25. Ricerche più recenti hanno dimostrato che l’assunzione d’acqua giornaliera del gatto e il volume urinario prodotto sono significativamente superiori quando si offrono alimenti umidi (che contengono circa il 75-80% di acqua) rispetto gli alimenti secchi (che hanno circa l’8% di acqua) 26. Pertanto, sebbene debba essere accolto favorevolmente qualsiasi metodo non stressante che incoraggi il gatto a bere, offrire un alimento ad alto contenuto di umidità può essere, per molti gatti, il modo più semplice per garantire un’assunzione d’acqua sufficiente per una buona omeostasi.

Conclusione

Il gatto è unico sotto molti aspetti, e le sue esigenze e peculiarità sottolineano il detto che “un gatto non è un cane di taglia piccola”: i fabbisogni nutrizionali della specie felina possono variare in modo abbastanza marcato rispetto alle esigenze canine, ed è sempre opportuno dedicare un periodo significativo di qualsiasi visita a discutere le esigenze nutrizionali del gatto. Una buona salute inizia con una buona comunicazione nella sala visita, ed è essenziale che il Medico Veterinario abbia un livello eccellente di conoscenze nutrizionali, per fornire i migliori consigli ai proprietari.

Riferimenti

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Ana Luísa Lourenço

Ana Luísa Lourenço

La Dr.ssa Lourenço ha conseguito le lauree in Scienze animali e Medicina Veterinaria presso l’University of Trás-os-Montes and Alto Douro (UTAD), ed è rimasta nella stessa sede durante le sue ricerche per il PhD. Scopri di più

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