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I cuccioli del cane e del gatto sono meno sviluppati alla nascita rispetto ad altre specie ...
Numero 26.1 Apparato gastrointestinale
Pubblicato il 12/03/2021
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Le malattie gastrointestinali sono alcuni dei problemi più frequenti segnalati nei cani, con i cuccioli che hanno un rischio di diarrea superiore rispetto agli animali adulti; circa il 10-25% di tutti i cuccioli finisce per avere problemi digestivi nel primo anno di vita.
La diarrea dello svezzamento è un fenomeno complesso con origini multifattoriali. Varie cause infettive e non infettive possono danneggiare allo stesso tempo e sinergicamente la salute del tratto gastrointestinale.
Il parvovirus canino di tipo 2 è uno dei principali agenti coinvolti nella diarrea dello svezzamento. Anche se può causare segni sistemici gravi, il virus può limitarsi ad alterare la qualità delle feci senza compromettere lo stato di salute generale.
Il parvovirus canino di tipo 2 è uno dei principali agenti coinvolti nella diarrea dello svezzamento. Anche se può causare segni sistemici gravi, il virus può limitarsi ad alterare la qualità delle feci senza compromettere lo stato di salute generale.
La diarrea dello svezzamento è al contempo un problema per i cuccioli e un rischio per la salute pubblica. La diarrea può ridurre i tassi di crescita e aumentare il rischio di mortalità 7; i problemi gastrointestinali possono essere la prima causa di morte nei cani sotto un anno di età 8 ed è quindi essenziale trattare rapidamente ed efficacemente tutti gli animali che presentano un disturbo digestivo.
Inoltre, i disturbi digestivi rappresentano anche un rischio per la salute pubblica; alcuni degli agenti infettivi escreti dai cuccioli con diarrea sono potenzialmente zoonotici, ad esempio, Giardia duodenalis e Toxocara canis 9. È pertanto cruciale il ruolo del veterinario, sia per prevenire che per curare queste diarree.
I cuccioli di grossa taglia (> 25 kg da adulti) producono feci che sono più molli rispetto a quelle prodotte da cuccioli di taglia inferiore e i cuccioli giovani (4-5 settimane d’età) producono feci significativamente più molli rispetto cuccioli di età superiore. Quindi, la soglia del punteggio fecale che definisce le feci patologiche varia con la taglia e l’età di un animale e può essere definita come ≤ 5 per i cuccioli delle razze di grossa taglia, ≤ 6 per i cuccioli delle razze di piccola taglia a 4-5 settimane d’età e ≤ 7 per i cuccioli delle razze di piccola taglia a 6-8 settimane d’età 7.
Agenti patogeni | Età della popolazione studiata | Numero di cuccioli nello studio | Prevalenza (%) |
Parvovirus canino di tipo 2 | 5-8 settimane di età | 266 | 14,7 |
Coronavirus canino | 5-8 settimane di età | 266 | 20,3 |
Toxocara canis | 5-8 settimane di età Vari* < 3 mesi di età |
266 143 2661 |
22,2 12 12 |
Complesso Cystoisospora ohioensis | 5-8 settimane di età < 3 mesi di età |
266 2661 |
25,6 15,6 |
Cystoisospora canis | 5-8 settimane di età < 3 mesi di età |
266 2661 |
13,2 11,8 |
Cystoisospora spp. | Vari* | 143 | 9 |
Giardia duodenalis | 5-8 settimane di età Vari* < 3 mesi di età |
266 143 2661 |
41 34 37,5 |
Cryptosporidium parvum | 5-8 settimane di età | 266 | 25,9 |
* Cuccioli in negozi di animali, quindi intervallo di età variabile
In secondo luogo, ogni dato enteropatogeno non induce sempre gli stessi segni clinici in tutti i cuccioli. La patogenicità di un agente infettivo e il suo impatto clinico dipendono dall’età e dallo stato immunitario del cucciolo, così come dal ceppo dell’enteropatogeno 12 13. Ad esempio, il parvovirus canino (CPV) è classicamente considerato un agente che provoca diarrea nei cuccioli, causando segni sistemici gravi (vomito, anoressia, prostrazione, disidratazione) e persino la morte, in alcuni casi. Tuttavia, in alcuni cuccioli, il virus può limitarsi ad alterare la qualità delle feci senza influire sulle condizioni generali dell’animale o non produrre segni clinici di sorta 5. Analogamente, i coronavirus possono causare una varietà di segni clinici ed è stato recentemente identificato un nuovo ceppo di questo virus (coronavirus pantropico) che sembra causare una malattia clinica molto più grave, inclusa la morte in alcuni casi. Anche la coccidiosi può causare disturbi enterici ma con gradi variabili; il complesso Cystoisospora ohioensis può produrre disturbi digestivi negli animali molto giovani (< 7 giorni d’età) ma non colpisce i cuccioli allo svezzamento, mentre C. canis induce i segni clinici principalmente nei cuccioli allo svezzamento e, più in particolare, dopo uno stress (ad esempio, l’affido al nuovo proprietario) 14.
In terzo luogo, sono frequenti le coinfezioni e le interazioni tra enteropatogeni. Uno studio su 316 cuccioli con diarrea ha rivelato che il 75% di questi aveva più di un agente infettivo (Figura 2) 5. Alcuni di questi agenti infettivi possono interagire e amplificare la gravità dei segni clinici; ad esempio, il coronavirus aggrava i segni clinici durante la coinfezione con CPV di tipo 2 15.
Infine, vengono regolarmente identificati nuovi enteropatogeni. Recentemente sono stati isolati vari virus e parassiti gastrointestinali canini (ad esempio astrovirus 16, norovirus 17 e tricomonadi 18 19). Nonostante la forte prevalenza nei cuccioli (5-23% a seconda del patogeno e dell’origine degli animali), il loro ruolo nella diarrea dello svezzamento deve ancora essere stabilito 16 18 20 e la maggior parte degli studi su questi agenti infettivi non ha preso in considerazione le eventuali coinfezioni.
A differenza di alcuni disturbi che possono essere considerati in modo semplicistico (cioè, un agente = una malattia), la diarrea dello svezzamento è un fenomeno biologico complesso che richiede un approccio “sistemico”. Le diarree dello svezzamento sono essenzialmente influenzate da una triade costituita da:
Valutazione nutrizionale
Dal punto di vista nutrizionale, è necessaria un’anamnesi completa del caso. È particolarmente importante interrogare il proprietario per quanto riguarda:
Valutazione degli enteropatogeni
È anche importante identificare se l’animale sta espellendo uno o più enteropatogeni e in che quantità. Il colore delle feci dell’animale può contribuire a identificare i patogeni responsabili della diarrea. Ad esempio, la giardiasi causa atrofia parziale dei villi intestinali e una riduzione nell’attività della disaccaridasi, con conseguente riduzione nell’assorbimento del cibo e steatorrea; le feci possono assumere un colore giallo (Figura 4) e si può osservare coprofagia (l’aumento del contenuto lipidico rende le feci più appetibili). La presenza di feci non formate contenenti sangue e muco può indicare la coccidiosi (Figura 5); in alternativa, può capitare di vedere i parassiti a occhio nudo nella diarrea (Figura 6).
Tuttavia, queste differenze non consentono una diagnosi definitiva e richiedono test supplementari. Possono essere utili varie opzioni, tra cui microscopia, ELISA e PCR, da impiegare in base alle disponibilità finanziarie del proprietario, nonché all’esperienza e ai sospetti clinici del veterinario. La valutazione microscopica delle feci è utile se si sospettano parassiti ma il campione da analizzare deve essere fresco e non palesemente liquido (in particolare per la ricerca dei protozoi). È possibile che gli agenti causali vengano eliminati in modo intermittente, quindi i test vanno ripetuti per più di 3 giorni consecutivi considerato che un singolo test negativo ha scarso valore. Qualora siano colpiti una cucciolata o un gruppo di cuccioli, si possono eseguire test collettivi su pool di campioni fecali, così da limitare i risultati falsi negativi legati al periodo prepatente e all’escrezione intermittente dei parassiti. Sono disponibili vari kit commerciali per identificare alcuni parassiti (ad esempio, Giardia spp.) e tali test sono relativamente economici, rapidi e non richiedono materiali specifici per il prelievo. Tuttavia, tali test consentono solo l’identificazione di un agente infettivo alla volta, il che può essere limitante quando sono presenti più enteropatogeni.
Si deve sempre sospettare il CPV nei casi di diarrea dello svezzamento o morte improvvisa in un cucciolo ed è indispensabile accertare l’eventuale presenza del virus a prescindere dallo stato vaccinale dell’animale.
I test ELISA sono semplici e rapidi, con specificità elevata ma sensibilità variabile (18-82% 24 25 26) che è collegata al carico virale escreto. I risultati falsi negativi sono comuni in presenza di bassi livelli di escrezione virale e un risultato negativo non esclude l’infezione da parvovirus. Esiste inoltre un rischio di falsi positivi se il test viene eseguito pochi giorni dopo la vaccinazione, anche se il risultato è di solito meno definitivo rispetto a quando si testa un animale con parvovirosi in atto. I test PCR in tempo reale hanno migliore sensibilità e specificità e sono il metodo elettivo per la diagnosi di CPV, poiché riescono a distinguere l’escrezione post-vaccinale (carico virale basso-molto basso) dalla malattia clinica (carico virale solitamente alto-molto alto).
La coltura batterica fecale è raramente utile per valutare la diarrea dello svezzamento. In effetti, i batteri considerati agenti causali della diarrea sono spesso isolati in soggetti clinicamente sani. Tuttavia, se si sospettano specifici batteri patogeni si possono eseguire colture per la ricerca di certi agenti (ad esempio Salmonella spp., Campylobacter jejuni, Clostridium perfringens, e C. difficile).
Dati i numerosi fattori che influenzano la salute dell’apparato digerente, si raccomanda un approccio globale per gestire e trattare la diarrea dello svezzamento. Seguono alcuni esempi per illustrare questo concetto.
Situazione 1: cucciolo con diarrea ma senza segni sistemici
Si raccomanda spesso di tenere a digiuno i cuccioli per 24-48 ore, prima di reintrodurre progressivamente piccole quantità di cibo nel giro di 3-7 giorni. Anche se questo protocollo non è mai stato scientificamente testato, l’approccio è spesso accettato. Tuttavia, alcuni studi hanno mostrato che l’alimentazione enterale durante un episodio diarroico acuto contribuisce a mantenere l’integrità del tratto digerente dell’animale, limitando la distruzione dei villi intestinali, la permeabilità intestinale e la traslocazione batterica. I cuccioli affetti da parvovirosi che ricevono un’alimentazione enterale precoce mostrano un incremento ponderale più rapido, un recupero migliore dell’appetito normale e della qualità delle feci rispetto ai cuccioli tenuti a digiuno finché non cessa il vomito 27. Alcuni Autori raccomandano una nutrizione enterale minima (che offra il 25% dei fabbisogni energetici giornalieri di mantenimento del cane con un alimento molto digeribile), al fine di limitare l’esacerbazione della diarrea, garantendo al tempo stesso gli effetti benefici dell’alimentazione enterale; tuttavia, in fin dei conti, la decisione di optare per l’alimentazione enterale è a discrezione del veterinario.
Nel caso di qualsiasi infestazione parassitaria, l’animale deve essere trattato adeguatamente e anche sottoposto a toelettatura per ridurre il carico parassitario ambientale. Sono raccomandati la pulizia dell’ambiente e l’uso di un disinfettante a base di ammonio quaternario. La terapia antibiotica quando la diarrea non è accompagnata da altri segni clinici è controversa; in realtà, va considerata solo se la mucosa intestinale è gravemente danneggiata (cioè, sangue evidente nelle feci), in presenza di una reazione infiammatoria sistemica (febbre e leucocitosi), e/o nel caso di una coprocoltura anomala.
In questa situazione devono essere adottate le misure sopra descritte ma l’animale va ospedalizzato. Il rischio di disidratazione e ipovolemia è considerevole ed è essenziale la fluidoterapia (preferibilmente e.v.). In presenza di diarrea profusa, il cucciolo può anche avere un’ipoglicemia secondaria a malnutrizione profonda, ipermetabolismo, funzione epatica inadeguata e/o sepsi. Nei pazienti gravemente colpiti, si può somministrare una fluidoterapia endovenosa iniziale in bolo con una soluzione isotonica di cristalloidi, seguita da un’infusione a velocità costante. Nel calcolo del volume da somministrare si deve tener conto del deficit fluidico del cucciolo, dei fabbisogni di mantenimento e delle perdite indotte dal vomito e dalla diarrea ininterrotti. Esiste un rischio di ipopotassiemia; anche se l’animale ha livelli normali di potassio all’inizio del ricovero, questi vanno ricontrollati poche ore dopo l’inizio della fluidoterapia e corretti, se necessario. Si noti che i fluidi ricchi di potassio non vanno somministrati in bolo; qualsiasi infusione di potassio non deve superare 0,5 mEq/kg/ora 28.
Situazione 3: cucciolo in allevamento da riproduzione
In questa situazione è importante gestire la diarrea dell’animale come necessario (come descritto sopra) ma anche attuare misure finalizzate a minimizzare il rischio per gli altri animali. Ciò richiede misure tanto mediche quanto igieniche.
Il trattamento medico include la somministrazione di prodotti per sverminazione e vaccinazioni. La sverminazione dipende dagli agenti parassitari presenti nell’allevamento.Una valutazione microscopica annuale su pool di campioni fecali (da 3-5 cani) ha valore inestimabile, poiché indaga tre diverse popolazioni: stalloni e cagne in anestro, animali in gravidanza e in allattamento e cuccioli allo svezzamento (cioè, 4-8 settimane d’età). Dove convivono diverse cucciolate di età variabile, si possono eseguire esami da due pool fecali distinti allo stesso tempo; un campione da cuccioli di 4-6 settimane d’età e un altro campione da cuccioli di 6-9 settimane. Il trattamento antiparassitario dipende dai risultati e la scelta del farmaco si basa sullo spettro d’azione, la durata del trattamento, la frequenza e la facilità di somministrazione, senza contare il costo. In ogni caso, si raccomanda la sverminazione regolare contro Toxocara canis perché questo parassita ha elevata prevalenza. I cuccioli possono essere sverminati ogni quindici giorni, a partire da 2 settimane fino a 2 mesi di età; quindi mensilmente fino a 6 mesi, con la cagna che ha partorito trattata allo stesso tempo dei cuccioli.
Il regime vaccinale dipende in parte dalla singola situazione. Se sono ospitati insieme parecchi animali, il protocollo deve essere regolato, se necessario, quando vi sia un’evidenza d’infezione da CPV. Alcuni studi hanno mostrato che un vaccino monovalente contro CPV somministrato a 4 settimane d’età produce una sieroconversione superiore alla soglia protettiva nell’80% dei cuccioli 29; quindi, la vaccinazione precoce di routine dei cuccioli può ridurre l’impatto negativo di questo virus negli allevamenti da riproduzione.
Per limitare la diffusione dell’infezione e ridurre il rischio di recidiva, vanno adottate varie misure igieniche. Nell’ambito di ogni allevamento da riproduzione vanno istituite e conservate aree specifiche separate: un centro maternità/unità neonatale, una sezione di quarantena per i nuovi arrivati, un’area per gli adulti e un ospedale per isolare gli animali non appena appaiono segni di malattia. È essenziale sottolineare l’importanza della pulizia e della disinfezione per ogni area e le rispettive attrezzature ed è assolutamente necessario distinguere chiaramente tra queste due fasi ben distinte. Per pulizia s’intende l’uso di prodotti chimici o mezzi meccanici (abbattimento per via secca o lavaggio ad alta pressione con un detergente) per rimuovere i materiali organici. La maggior parte delle incrostazioni (escrementi) ha natura organica e quindi acida, per cui è consigliabile usare un detergente alcalino sei giorni su sette, impiegando un detergente acido una volta alla settimana al fine di eliminare le incrostazioni minerali (calcio). I disinfettanti vanno utilizzati solo una volta pulite e sciacquate tutte le superfici, perché la maggior parte dei disinfettanti viene inattivata dai materiali organici. La scelta dei prodotti dipende dall’agente infettivo identificato o sospetto, dalla superficie da pulire/disinfettare, dalla facilità di applicazione del prodotto e dal suo profilo di sicurezza per il personale. Anche la stabilità del disinfettante è importante, poiché alcuni prodotti come ad esempio l’ipoclorito di sodio (candeggina per uso domestico) sono instabili dopo la diluizione; per questa ragione, si raccomanda la preparazione estemporanea per questo tipo di disinfettante. Nessun prodotto è ideale per tutte le situazioni.
Come osservato in precedenza, la diarrea dello svezzamento deriva da un’interazione complessa fra ospite, patogeno e ambiente; una recente ricerca si è concentrata su vari marcatori gastrointestinali ed ematici non invasivi, con l’obiettivo di valutare come alcuni fattori (ad esempio, stress, agenti infettivi, modifiche della dieta, alterazioni della flora intestinale) possano influenzare la salute dell’apparato digerente. Nei cuccioli sono stati valutati marcatori della permeabilità intestinale (inibitore dell’α1-proteinasi), dell’infiammazione intestinale (calprotectina fecale e proteina S100A12), della funzione enterocitaria (citrullina) e dell’immunità locale (immunoglobulina A) e gli studi iniziali sono promettenti; nei cuccioli con problemi dell’apparato digerente (in particolare CPV) sono stati trovati livelli alterati di questi marcatori e i risultati variano con l’età e/o la razza dell’animale. Dev’essere ancora determinata l’utilità di questi marcatori per scopi di diagnosi, prognosi e monitoraggio nei cuccioli con diarrea dello svezzamento ma in futuro potrebbero dare un contributo significativo nell’approccio a questo problema.
Metagenomica e metabolomica
Il microbioma dell’apparato digerente (flora intestinale) gioca un ruolo importante nella salute degli esseri viventi stimolando il sistema immunitario, influenzando la struttura del tratto digerente, partecipando alla difesa contro i principali agenti patogeni e contribuendo ai benefici nutrizionali in favore dell’ospite (ad esempio, la produzione di acidi grassi a catena corta). Studiare la diversità del microbioma batterico non è facile, dato che una semplice coltura batterica non consente di identificare l’intero spettro di microrganismi presenti nel tratto gastrointestinale di un animale. Tuttavia, nuove tecniche (basate principalmente sul sequenziamento dell’RNA16S ribosomiale batterico) permettono di identificare tutti i batteri intestinali (microbiota) e di comprendere meglio la complessità della flora dell’apparato digerente.
Parallelamente a questi studi, nuove ricerche illustrano l’interazione tra microbioma e ospite grazie all’analisi dei metaboliti batterici e dell’ospite in fluidi corporei come siero e urina. Nota come metabolomica, questa tecnica ha identificato vari problemi, tra cui una disbiosi intestinale associata a un’alterazione del profilo metabolico generale in cani adulti affetti da diarrea acuta 30 e una modifica del microbioma in cani che sono portatori sani di Giardia spp. 31. Anche se tali tecniche sono ancora nel campo della ricerca, in futuro l’analisi del microbioma e quella metabolomica potranno servire a valutare la salute dell’apparato digerente dei cuccioli in prossimità dello svezzamento.
La qualità delle feci del cane può essere influenzata dalle caratteristiche dell’animale stesso (razza ed età), dalla presenza di enteropatogeni (virus, parassiti, batteri) e dalla dieta (errori nella transizione alimentare o nella qualità degli alimenti). La diarrea dello svezzamento è quindi un processo complesso risultante dall’influenza e dall’interazione di diversi fattori e la gestione di questo problema richiede un approccio globale che include aspetti nutrizionali, infettivi e ambientali. Ancora più importante, la prevenzione della diarrea allo svezzamento deve sempre coinvolgere un controllo dietetico accurato; al fine di garantire una transizione armoniosa tra latte e cibi solidi, si devono offrire alimenti molto digeribili e reidratabili ed è importante razionarli per evitare la diarrea da consumo eccessivo, suddividendo la razione giornaliera in quattro piccoli pasti (di norma) per facilitare la digestione.
Ringraziamenti: L’Autore desidera ringraziare la professoressa Sylvie Chastant-Maillard per la revisione costruttiva di questo articolo.
Aurélien Grellet
Aurélien Grellet, Ricerca e Sviluppo, Royal Canin, Aimargues, Francia Scopri di più
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