Le diete di recupero commercialmente disponibili, ipercaloriche e iperproteiche, sono spesso sufficienti a soddisfare i fabbisogni nutrizionali del gatto in termini di aminoacidi e grassi essenziali. La restrizione proteica è raramente indicata, salvo in caso di encefalopatia epatica grave. L’apporto calorico giornaliero calcolato (fabbisogno energetico a riposo: 30 x [peso corporeo] + 70 oppure [peso corporeo]0.75 x70), viene suddiviso in 4-6 pasti. Il volume di ogni pasto, compresa l’acqua utilizzata alla fine per lavare il sondino di alimentazione, non deve superare i 10-15 mL/kg/pasto. Si consiglia la sovratitolazione graduale del volume del cibo e dell’apporto calorico complessivo, di solito nell’arco di 3 giorni. Questo serve a garantire un adattamento graduale del tratto gastrointestinale al cibo, monitorare l’eventuale sviluppo dell’ileo gastrico che potrebbe precludere l’ulteriore alimentazione, e ridurre il rischio della sindrome da rialimentazione (vedere il seguente paragrafo “Complicanze”).
Sia le vitamine liposolubili (ad es. vitamina D, vitamina K), sia quelle idrosolubili (ad es. tiamina, cobalamina) sono deplete nei gatti con FHL 2. Le carenze sono associate a numerose complicanze, tra cui coagulopatie, atrofia dei villi, iperammoniemia, anemia e deficit neurologici, cosa che rende l’integrazione vitaminica parte integrante del trattamento (Tabella 2).
Fluidoterapia e trattamento antinausea
Il calcolo del fabbisogno giornaliero di fluidi considera lo stato di idratazione, i fabbisogni di mantenimento, e le perdite di fluidi sensibili (ad es. vomito/diarrea) e non sensibili. Tuttavia, vanno considerati anche il rischio di cardiopatia concomitante e la quantità d’acqua somministrata per via enterale attraverso il sondino di alimentazione. In presenza di ipofosfatemia concomitante, è spesso indicata l’integrazione con potassio, sia sotto forma di cloruro di potassio (KCl) che di fosfato di potassio (KPO4) (Tabella 2). Se non è disponibile la misurazione della concentrazione ematica di magnesio, un approccio conservativo potrebbe consistere nell’integrare i fluidi con solfato di magnesio alla dose di 0,5 mEq/kg ogni 24 ore per 2 giorni.
In tutti i gatti è indicata la terapia antinausea e antiemetica, utilizzando metoclopramide, maropitant e ondansetron in varie combinazioni. Spesso, si aggiunge la mirtazapina grazie alle sue proprietà antinausea e stimolanti dell’appetito, specialmente nei gatti anoressici dopo la dimissione ospedaliera. La metoclopramide ha l’ulteriore vantaggio di promuovere la motilità gastrointestinale. Se si sviluppa ileo nonostante il trattamento con metoclopramide e la risoluzione dell’ipokaliemia, va considerato il trattamento con cisapride (0,5 mg/kg ogni 8 ore PO).
Terapia citoprotettiva
Il danno ossidativo e la concentrazione ridotta di glutatione sono complicanze note dell’FHL, e ai gatti affetti viene spesso prescritta una terapia antiossidante, ad esempio con SAMe e silimarina. SAMe è una molecola ubiquitaria coinvolta in numerose vie biochimiche 23,24, mentre la silimarina (che contiene molti composti, di cui la silibinina è l’ingrediente attivo più abbondante) esercita attività antinfiammatoria, coleretica, e antiossidante 23. Numerosi prodotti veterinari forniscono oggi una combinazione di silimarina e SAMe, ma se non è fattibile l’integrazione orale o enterale, si può usare N-acetilcisteina per via endovenosa per ricostituire la concentrazione di cisteina epatica e i conseguenti livelli di glutatione. Tuttavia, questa non possiede i benefici aggiuntivi di silimarina e SAMe, oltre a poter indurre il vomito se somministrata rapidamente 23. Infine, si potrebbe integrare la vitamina E, essendo uno scavenger dei radicali liberi che protegge dall’ossidazione fosfolipidica nella membrana cellulare; ha effetti indesiderati minimi, ma non sono nemmeno stati segnalati benefici clinici 23 (Tabella 2).
Terapie farmacologiche varie
L’acido ursodesossicolico, un acido biliare idrofilo, potrebbe rivelarsi benefico nell’FHL grazie alle sue proprietà coleretiche, anti-apoptosiche, antinfiammatorie, e alla rarità degli effetti indesiderati 23 (Tabella 2). La L-carnitina trasporta gli acidi grassi a catena lunga nei mitocondri, facilitando così il loro uso nella produzione di energia; inoltre, nei gatti obesi sottoposti a restrizione alimentare attenua l’accumulo epatico di trigliceridi; le osservazioni cliniche indicano un potenziale effetto benefico nell’FHL 10. Anche se i livelli di carnitina sono aumentati nei gatti con FHL 25, potrebbe ancora essere in deficit, per cui se ne raccomanda l’integrazione (Tabella 2). Il deficit di taurina è associato a varie malattie cardiache, neurologiche, riproduttive e dello sviluppo, e contribuisce all’accumulo di grasso epatico. Le diete commerciali forniscono quantità adeguate di questo amminoacido, ma viene talvolta consigliata l’integrazione enterale, specialmente quando si utilizza l’acido ursodesossicolico, poiché questo aggrava la perdita biliare di taurina 1. Infine, quando esistono segni gravi di encefalopatia epatica e iperammoniemia, o nei gatti stitici, si può considerare il lattulosio, mentre quando si sospetta un’ulcera gastrica o un’esofagite da reflusso si usa il pantoprazolo o l’omeprazolo.
Complicanze
L’FHL e il conseguente trattamento possono produrre numerose complicanze. La sindrome da rialimentazione, un gruppo di alterazioni metaboliche che si sviluppano dopo il ripristino dell’alimentazione che segue un lungo periodo di malnutrizione, è una complicanza spesso menzionata ma scarsamente documentata nei gatti. È associata a ipofosfatemia grave e, talvolta, ipokaliemia, ipomagnesiemia e deficit di tiamina. L’aumento graduale dell’apporto calorico, con restrizione dei carboidrati, l’integrazione preventiva con elettroliti e uno stretto monitoraggio, contribuiscono a evitare le conseguenze deleterie di questa sindrome 1,14,15.
L’atrofia diffusa dei villi è un’altra complicanza associata all’anoressia prolungata, ed esita in malassorbimento e diarrea dopo l’istituzione dell’alimentazione enterale. L’introduzione graduale dell’alimentazione enterale, assieme all’uso di diete a elevata digeribilità, può alleviare la diarrea. Le malattie concomitanti sono comuni nei gatti con FHL, e includono pancreatite, lesione renale, cardiomiopatie, complicanze emorragiche/trombotiche, e insulinoresistenza. Inoltre, si potrebbero sviluppare versamenti cavitari conseguenti a ipoalbuminemia, cardiopatia, o pancreatite, e questi costituiscono un fattore prognostico negativo 9.
Infine, l’immunosoppressione causata dalla malnutrizione può predisporre alle infezioni batteriche secondarie, e la presenza di un’infezione documentata (ad es. colecistite) giustifica il trattamento antibiotico. In certi casi, si potrebbe anche considerare la terapia antibatterica in presenza di grave neutropenia/neutrofilia e/o ipoglicemia, sebbene manchi un’evidenza citologica o batteriologica di infezione.
Conclusione
La lipidosi epatica felina è l’epatopatia più comune nei gatti, e può avere un esito molto variabile a causa delle implicazioni prognostiche delle varie malattie sottostanti e comorbilità. Sebbene i tassi di sopravvivenza complessiva siano del 50-85%, la pancreatite acuta, l’ipersalivazione, i versamenti cavitari, l’ipoalbuminemia, e l’età avanzata all’esordio sono solo alcuni dei marcatori prognostici negativi segnalati. Tuttavia, anche se la condizione è associata a morbilità significativa, richiede un trattamento intensivo, e comporta spese finanziarie notevoli, il trattamento ha spesso successo e la recidiva sembra rara.