Enzimi epatici canini – Domande frequenti
Il prelievo di sangue per la valutazione dello stato epatico è all’ordine del giorno nella pratica, ma l’interpretazione dei risultati può essere più difficile di quanto possa sembrare a prima vista.
Pubblicato il 15/11/2024
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L’ipercalcemia felina è un comune riscontro nella pratica clinica; questo articolo parla dei test diagnostici, delle diagnosi differenziali cliniche, e delle strategie per la gestione della patologia.
La diagnosi accurata dell’ipercalcemia felina e della sua causa sottostante richiede spesso una combinazione di esame obiettivo, misurazione degli analiti chiave e studi di diagnostica per immagini.
Le cause più comuni dei livelli elevati di calcio sono l’ipercalcemia idiopatica, la nefropatia cronica e alcuni tipi di neoplasia.
Cause meno comuni di ipercalcemia sono la tossicosi da vitamina D, le endocrinopatie e le malattie granulomatose croniche.
I segni dell’ipercalcemia possono essere assenti o di natura subdola, e il trattamento del paziente e l’ottenimento di un esito favorevole richiedono l’identificazione tempestiva della causa sottostante e un trattamento appropriato per potenziare la calciuresi.
Il calcio è un catione bivalente essenziale che partecipa a molte funzioni vitali intracellulari ed extracellulari, tra cui trasmissione neuromuscolare, reazioni enzimatiche, coagulazione emostatica, tono vasomotore, secrezione ormonale e metabolismo osseo. Il calcio esiste in tre forme all’interno dell’organismo: ionizzato, legato alle proteine, e complessato con frazioni anioniche. Il calcio ionizzato (iCa) costituisce circa il 50% del calcio sierico totale e serve da principale forma biologicamente attiva responsabile della gestione coordinata di varie funzioni fisiologiche e cellulari. Considerati i suoi ampi ruoli biologici, le concentrazioni di iCa sono strettamente regolate attraverso paratormone (PTH), 1,25-diidrossivitamina D3 (calcitriolo) e calcitonina 1,2,3. I livelli di iCa influenzano direttamente la secrezione di PTH e la maturazione attiva della vitamina D per regolare le concentrazioni di calcio nel corpo.
Oltre alle varie forme di calcio, la sua distribuzione nell’organismo può essere intracellulare o extracellulare. Il calcio intracellulare è uno dei principali regolatori delle risposte cellulari nei confronti di molti agonisti mediati dai recettori accoppiati alla proteina G, e agisce da messaggero secondario comune per trasmettere segnali dalla superficie cellulare al nucleo, oltre a essere responsabile di alterazioni nella trascrizione genica, delle risposte cellulari, e del fenotipo 4. All’interno delle cellule, le concentrazioni di calcio citosolico sono basse; tuttavia, all’interno di specifici organelli, tra cui il reticolo endoplasmatico e i mitocondri, il calcio intracellulare è molto alto e richiesto per il metabolismo cellulare fisiologico. A complemento dei ruoli critici del calcio intracellulare, la concentrazione di calcio nel fluido extracellulare regola le funzioni dei tessuti organizzati a livello organico, tra cui ghiandola paratiroide, reni e tiroide 2.
Per mantenere le concentrazioni allo stato stazionario di calcio ionizzato, i principali mediatori endocrini (cioè PTH, calcitriolo e calcitonina) esercitano attività biologiche sui tre organi bersaglio, ovvero reni, intestino e scheletro 2,5. Il PTH governa le fluttuazioni minuto per minuto dei livelli di calcio; se i livelli sierici sono aumentati, la secrezione di PTH viene sottoregolata, portando all’escrezione del calcio attraverso i tubuli renali distali, una riduzione nell’assorbimento intestinale del calcio, e un riassorbimento ridotto dell’osso osteoclastico 2,6. Se i livelli di calcio diminuiscono, l’aumento del PTH agisce sui tubuli renali distali provocando il riassorbimento del calcio e l’escrezione del fosforo, oltre ad agire indirettamente sull’intestino per aumentare l’assorbimento di calcio e fosforo. Inoltre, il PTH agisce sui tessuti scheletrici per stimolare l’attività delle cellule osteoblastiche esistenti (effetto precoce), o aumentando il numero di osteoclasti e la loro attività di riassorbimento osseo (effetto tardivo) 5,7.
Il calcitriolo agisce stimolando l’assorbimento intestinale del calcio, inibendo la sintesi del PTH per riduzione della trascrizione dell’mRNA del PTH, promuovendo il riassorbimento osseo osteoclastico, e agendo attraverso un feedback negativo sulla sua stessa sintesi nelle cellule epiteliali renali 5. La calcitonina viene secreta quando stimolata dall’ipercalcemia, o dall’ingestione di pasti ricchi di calcio attraverso la secrezione enterica di gastrina e colecistochinina. Sebbene non sia un fattore maggiore nella regolazione minuto per minuto del calcio, agisce come ormone di emergenza per ridurre i livelli sierici di calcio, e svolge un ruolo controregolatorio vitale in caso di aumento rapido della concentrazione. La sua funzione primaria è inibire il riassorbimento osseo osteoclastico 8.
I segni dell’ipercalcemia nei gatti possono essere vaghi, intermittenti e aspecifici, e sfuggono spesso al rilevamento da parte dei proprietari. Nel complesso, l’anoressia è il segno clinico più comune, e sono spesso riferiti altri segni come vomito, letargia, debolezza, stipsi, poliuria e polidipsia (PU/PD) 9,10. Alcuni gatti possono mostrare segni di malattia delle vie urinarie inferiori associati ad aumenti della calciuresi e sviluppo di calcoli di ossalato di calcio 11, quindi una possibile presentazione può essere un’ostruzione urinaria dovuta all’urolitiasi. La PU/PD è descritta meno spesso nei gatti rispetto ai cani con ipercalcemia, forse perché la specie felina può concentrare l’urina in misura maggiore 3.
Per escludere le cause note di ipercalcemia è necessario un approccio clinico metodico (Figura 1), che includa esame obiettivo approfondito, esame emocromocitometrico completo, profilo biochimico sierico, analisi dell’urina, misurazione delle concentrazioni di iCa e PTH, e diagnostica per immagini delle cavità toracica e addominale mediante radiografia ed ecografia, rispettivamente. Test diagnostici supplementari per creare database più completi potrebbero includere la quantificazione delle concentrazioni sieriche di 25-idrossi-vitamina D, di 24,25(OH)2-vitamina D, di calcitriolo e della proteina correlata al paratormone (PTH-rP), nonché tecniche di diagnostica per immagini più avanzate tra cui l’ecografia del collo per identificare eventuali noduli paratiroidei sospetti, o la tomografia computerizzata (TC) per rilevare qualsiasi neoplasia occulta.
Jordan M. Hampel
L’ipercalcemia felina può essere associata a diverse condizioni patologiche, tra cui insufficienza renale, squilibri endocrini e tossicosi. È interessante notare che l’uso più frequente di alimenti o integratori su prescrizione per promuovere l’acidificazione urinaria al fine di prevenire l’urolitiasi è stato recentemente riconosciuto come una causa emergente di ipercalcemia nei gatti 11,17. Nonostante la miriade di cause e sintomi clinici (Figura 3), in molti studi la causa più comune rimane l’ipercalcemia idiopatica (IHC), ed è l’unica diagnosi differenziale esclusiva dei gatti. Ampie indagini hanno identificato le tre principali cause di ipercalcemia felina:
Altre cause meno comuni sono iperparatiroidismo primario, malattia granulomatosa, ipervitaminosi D e ipoadrenocorticismo 9. Anche se la causa più comune di ipercalcemia è l’IHC, si tratta di una diagnosi per esclusione e prima di accettare l’IHC come causa principale dell’ipercalcemia occorre escludere sistematicamente le altre diagnosi differenziali.
Quando si sviluppa un piano di trattamento per i gatti colpiti vanno considerati molti fattori (Tabella 1), compreso il grado di ipercalcemia, il tasso di sviluppo e la progressività, e gli effetti modificanti di altri disturbi elettrolitici e acido-base. Non esiste un singolo trattamento raccomandato per la gestione di tutti i casi, ed è pertanto necessario identificare e trattare di conseguenza la causa sottostante. La terapia di supporto è diretta a potenziare l’escrezione renale di calcio e prevenire il riassorbimento del calcio dalle ossa.
Tabella 1. Opzioni terapeutiche per il trattamento dell’ipercalcemia nei gatti.
Medicinale e dosaggio | Indicazioni | Meccanismo d’azione |
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Furosemide 1-2 mg/kg EV, PO, SC ogni 8-12 ore |
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Prednisone/prednisolone 0,5-1 mg/kg PO ogni 12-24 ore Desametasone 0,1-0,2 mg/kg EV, SC ogni 24 ore |
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Pamidronato 1-2 mg/kg per infusione EV nell’arco di 2 ore in NaCl allo 0,9%; ripetere ogni 21-28 giorni |
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Alendronato 5-20 mg/gatto PO ogni 7 giorni |
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Calcitonina 4-6 UI/kg SC ogni 8-12 ore |
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Timothy M. Fan
Il calcio è un elemento abbondante responsabile dei processi fisiologici e metabolici normali. Le concentrazioni di calcio ionizzato biologicamente attivo sono regolate molto strettamente nell’organismo, e le alterazioni possono causare effetti sistemici multiorgano significativi e nocivi. Sono note molte condizioni patologiche che possono causare disregolazione dell’omeostasi felina del calcio, con conseguente ipercalcemia e lesioni tissutali/organiche associate, ma la causa più comune è idiopatica. Sebbene la maggior parte dei segni clinici sia spesso aspecifica, è importante l’identificazione precoce della causa sottostante. Una volta identificata, l’istituzione di un trattamento definitivo e una gestione di supporto minimizzano le complicanze potenzialmente letali e massimizzano le possibilità di ottenere l’esito più favorevole.
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Jordan M. Hampel
La Dr.ssa Hampel ha conseguito il titolo di Doctor of Veterinary Medicine all’University of Illinois nel 2020 Scopri di più
Timothy M. Fan
Il Dr. Fan ha conseguito il DVM al Virginia-Maryland Regional College of Veterinary Medicine nel 1995 Scopri di più
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